Ginko, l’imbottigliatore di fantasmi. Il ragazzo edera che si arrampica su tutto

Cronaca

Milano 20 Marzo – Avete visto Ginko? Forse sta costruendo fucili ad elastici nel sottoscala di sua nonna Irma o forse sta studiando nel laboratorio dietro al pollaio, la pozione magica per andarsene a quel paese. Quel paese che sa soltanto lui e che non può dirvi. Ci andrà prima o poi, dopo aver tanto recitato equazioni, spaccato i maroni e corroso calzoni con l’impazienza….ha giurato che ci andrà. E non sarà un paese inutile e brutto come quelli che ha visto quando doveva stare in certe cliniche, nelle quali nessuno capiva niente di lui e lui non capiva i colori dell’arredamento. Ginko lo sa questo. perché lui è un ragazzo edera, si arrampica su tutto e non lo fermi con niente. Dicono in tanti che ha troppi anni per essere cosi’ e troppi pochi anni per essere cosà…e nessuno in realtà ha capito quanti anni ha. Dietro quegli occhiali rossi di Ginko, chi ti verrebbe voglia di mangiarli, non si sa bene se ci siano due sfere senza fondo…o due mappamondi sfuggiti in costante fuga….o due tappi ben avvitati per non fare scappare quella rondine che ha fatto un nido nella sua testa. Qualcuno ha visto Ginko? Tutti lo hanno visto. ma un conto è vederlo e un conto sapere dove si trova realmente. Ginko è un Mago delle Rive, un imbottigliatore di fantasmi; conta le macchie della luna per capire quando tornerà a volare come prima che nascesse, prevede le onde che verranno e ascolta i pesci che parlano la lingua dei morti, che poi, come dice lui…”Non sono mai così morti come credono di essere”.

Ginko tocca i sassi e ascolta cosa pensano, abbraccia il platano e capisce se sta male. Nella fontanella in mezzo alla piazza, c’è acqua prigioniera, ma che a lui racconta storie di oceani. Lui non ha mai avuto paura di andare nel giardino delle Bottiglie Rotte, dove abita la strega con l’artrosi, anzi….aveva bevuto i suoi thè, mangiato i suoi cachi e accettato anche le caramelle che sapevano di erbe del cimitero…e non era mai morto neanche una volta. Come un gladiatore pigro, che cammina muovendo la testa in modo ritmato e strano, sembra un arcangelo infiltrato nella vita paludosa del paese, per aiutare la gente normale ad esserlo un po’meno e imparare a respirare con il sorriso. Si ricorda bene di quando si chiamava ancora Giancarlo. Era stato l’autista del camion dei gelati a battezzarlo…con una birra media alla spina, quando inciampò giù al bar e SPLASH!! una pioggia di birra schiumosa su tutto. Birra sulla maglietta di Leonardo Da Vinci. Birra sugli occhiali magici e anche sulle pagine del Diabolik, che lui portava sempre con sé come un breviario. Ma anche il camionista leggeva Diabolik e andò in cabina prendergliene tre, che per scusarsi gli regalò. Giancarlo ringraziò tanto l’autista e si ritrovò in mano anche un cono gelato offerto. Quello gli disse:” Di niente Ginko! Ora vai a casa a cambiarti e scusa ancora….” Lo aveva chiamato come un personaggio del suo fumetto preferito e pensò: “Che culo! Tre giornalini mai letti, un gelato gratis….e un nome nuovo!” E tornò nel suo laboratorio, felice di essere Ginko, battezzato con la birra da un camionista, in una giornata perfetta, come quelle che avrebbe vissuto appena fosse riuscito ad andare a Quel Paese.

di Davide Van De Sfroos (Corriere)

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