Traslocare Città Studi a Expo? Pensiamoci bene

Fabrizio c'è Milano
Milano 20 Marzo – Il dopo Expo è un tema che il Comune lascia volutamente nell’ombra. E passato 1 anno e mezzo e al momento la situazione è questa: l’8% degli spazi è affidato al progetto Human Tecnopole. E’ stato poi fatto un bando da Arexpo per trovare il soggetto che fa da advisor per progettare e finanziare l’investimento maggiore in cambio di un affitto per 50 anni su 250.000 mq, che dovrebbe costituire ” il parco del Sapere”.
Infine si conta sul trasferimento del polo scientifico dell’Università Statale che il Rettore Vago dichiara possibile a patto che lo Stato metta i soldi.
Ho sempre pensato che quest’ultimo pezzo della operazione sia sbagliato. L’idea è infatti che la Statale venda le sue aree e gli edifici di Citta Studi per trovare le risorse, circa 200 milioni, per realizzare il nuovo Campus. In aggiunta lo Stato dovrebbe poi integrare ciò che serve per completare il Campus (almeno 150 milioni).
Questa idea poggia sul fatto che oggi si possano trovare investitori interessati a trasformare aree di Città Studi per fare residenziale o uffici. A me pare un’operazione tipo i lavori socialmente utili pensati da Keynes: si aprono delle buche e poi le si chiudono per creare lavoro.
Il rischio è di fare un costosissimo trasloco per poi trovarci un quartiere (Città Studi) desertificato e privo di identità e attività.
Il futuro dell’area Expo deve poggiare su attività “leggere” che richiamino turismo e innovazione, ad esempio parchi tematici e che siano svolti da investitori e imprese private. Spostare l’università per poi aprire un problema dentro i vecchi quartieri è uno spreco di risorse. La mano pubblica è meglio che si dedichi ai tanti bisogni che la città esprime.

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