Milano 21 Marzo – Articolo di Maurizio Tortorella tratto dal numero di Tempi in edicola
Per raccontare del mitico patrimonio del disciolto Partito comunista italiano, poi ribattezzato Partito democratico della sinistra e infine trasformato nei Democratici di sinistra, viene perfetta l’antica filastrocca dell’araba Fenice, sia pure con qualche variazione: che vi sia, ciascun lo dice; dove sia, qualcun lo sa; quanto valga, è il gran mistero. Eppure, non è affatto nascosto quell’immenso patrimonio. Al contrario: è fatto di case, immobili, terreni, negozi. E di capannoni industriali, ristoranti e bar. C’è chi favoleggia ci sia perfino qualche cinematografo. Di sicuro, dalla Valle d’Aosta fino a Trapani, ne fanno parte centinaia di case del popolo, e quasi duemila sezioni, e sedi di partito, e di sindacato. Stime prive di qualsiasi ufficialità, nel corso del tempo, hanno ipotizzato da 3 mila a 5 mila unità immobiliari, per un valore oscillante tra 500 e 1.500 milioni di euro. Ma sedi e milioni potrebbero essere anche il doppio, tanto è il mistero. Insomma, per tornare alla filastrocca: quanto sia, nessun lo sa.
L’unica cosa certa è che almeno una buona parte dei beni del Pci-Pds-Ds, a partire dall’estate 2007, quando i Ds si sciolsero per confluire nel Partito democratico, è stata infilata in 67 fondazioni, costituite da fidatissimi compagni, spesso anziani, e tutte amministrate gratuitamente da quegli stessi fidatissimi compagni, spesso nominati a vita. Per la prima volta (vedere la scheda nelle pagine 20 e 21), Tempi rompe il mistero e rivela il nome delle 67 fondazioni, elencate in base alle regioni e alle città in cui operano, e là dov’è possibile ne indica anche il patrimonio immobiliare per com’è stato dichiarato negli atti costitutivi. Le fondazioni sono collegate tra loro e coordinate operativamente dall’Associazione Berlinguer, creata più o meno nel 2010, che può considerarsi una fondazione numero 68.
Nessuna trasparenza
Non aspettatevi alcuna trasparenza, però, perché notoriamente le fondazioni sono il più opaco tra gli strumenti societari previsti dal nostro Codice civile. Tant’è vero che soltanto 12 su 67 hanno pubblicato online uno straccio di documento costitutivo, da cui si desume possiedano oltre 510 immobili, in gran parte sedi e uffici affittati al Pd o ad organizzazioni vicine, ufficialmente valorizzato sui 70 milioni di euro. Ma sono bazzecole. Briciole. Un’irrealistica mezza miseria. Del resto, gli stessi bilanci, là dove esistono, risalgono a volte al 2013 o al 2012. In molte città, poi, stranamente non esistono fondazioni: né a Roma, né a Firenze, per esempio, ma nemmeno a Livorno, dove pure il Pci nacque nel 1917. Mille domande restano tutte senza risposta.
L’attenzione al tema, del resto, è poca e labile. Si solleva un poco oggi, che il Partito democratico si rompe. Perché, con la scissione organizzata da compagni antichi come gli ex segretari Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, il tema del patrimonio dell’ex Pci diventa piatto ricco, in cui viene voglia di ficcarsi. E infatti proprio sulle fondazioni litigano neanche troppo sommessamente, gli ex comunisti: divisi tra quelli che resistono nel Pd in funzione antirenziana e gli scissionisti antirenziani che fondano il Movimento democratico e progressista. Qualche giorno prima del battesimo della nuova formazione, per esempio, D’Alema ha lanciato un avvertimento: «Le fondazioni non sono di nessuno: sono di proprietà di quelle compagne e di quei compagni che hanno costruito case del popolo e sezioni».
E ha ragione, il vecchio Max, perché le 67 fondazioni con il Pd non hanno proprio nulla a che fare. Al contrario, furono costituite tra 2007 e 2009 per proteggersi dai creditori, che rivendicavano oltre 150 milioni di euro (poi pagati dallo Stato nel novembre 2015 grazie a una furba legge, opportunamente sponsorizzata nel 1998 proprio dai Ds), ma anche per evitare di mettere in comune i beni del Partito con gli ex democristiani della Margherita. Mai gli eredi del Pci avrebbero conferito in dote al Pd la ricchezza della “Ditta”. In quei mattoni c’era il sangue di generazioni di comunisti e si concretizzava la storia stessa del Pci, che di alcuni di quegli immobili s’era impossessato durante la Resistenza, mentre altri erano stati acquistati grazie ai finanziamenti segreti dall’Unione Sovietica oppure con le “tangenti” incassate su ogni operazione commerciale tra Italia e paesi dell’Est durante la Guerra fredda. Altri erano il frutto di milioni d’ore di lavoro regalate al Partito dagli iscritti, oppure d’infinite collette e sottoscrizioni.
La bandiera di Sposetti
Ad avere l’idea di infilare l’eredità del Gran Partito in queste 67 scatole oscure è stato un signore baffuto e simpatico, che ha appena compiuto 70 anni e somiglia a Peppone: si chiama Ugo Sposetti, negli anni Settanta era segretario della Federazione Pci di Viterbo ed è stato l’ultimo tesoriere dei Ds. Entrato in Parlamento nel 1987, dal 2007 il compagno senatore Sposetti è il grande custode delle fondazioni. Nella sua mente il patrimonio che controllano, in quanto eredità storica del Pci, ha un valore metapartitico e metafisico, di certo superiore alle umane oscillazioni della politica. Gli immobili, insomma, non sono di nessuno e non seguono nessuno: sono lì come un simbolo, una bandiera (rossa) che resiste al vento della Storia. Un po’ come le 410 opere d’arte del Pci, che al contrario dei mattoni sono state censite, e rappresentano una ricchezza che affianca in un’ideale galleria capolavori di Renato Guttuso, Mario Schifano, Giò Pomodoro e mille altri, più l’intero archivio storico da Palmiro Togliatti a Piero Fassino.
Né a Renzi né a D’Alema
Sposetti in cuor suo è convinto che le fondazioni e la loro “roba” non appartengano al Pd, ma nemmeno a D’Alema o a Bersani, neppure se questi cercano di costruire un Partito della sinistra. Già all’inizio del 2014, quando l’ex democristiano Matteo Renzi s’era impossessato della segreteria e nel Pd tiravano i primi venti di rottura contro il Rottamatore, Sposetti aveva ringhiato: «Io non metterò il patrimonio dei Ds a disposizione di una scissione». Lo stesso fa oggi: «Le fondazioni non c’entrano né con il Pd né con gli scissionisti» proclama, tetragono.
C’è da credergli. Il problema riguarda semmai la destinazione d’uso degli immobili. Perché almeno 1.800 sedi del Pd oggi sono ospitate nelle ex sezioni del Pci-Pds-Ds. Molte pagano l’affitto alle fondazioni, poche occupano gli spazi in comodato gratuito, alcune sono morose a causa della crisi economica. Da buon custode anche dell’ortodossia immobiliare, Sposetti nel 2016 ha guidato un’offensiva contro gli inquilini inadempienti: «Attenti. Chi non paga sarà sfrattato». Ma il punto, oggi, è un altro: resteranno davvero tutte neutrali, le fondazioni, mentre gli ex comunisti del Pd si dividono? E che cosa accadrà alle sezioni? A Serino, in provincia di Avellino, gli scissionisti di provenienza Ds sono in stragrande maggioranza, così la sede è passata con loro e qualcuno ha già provveduto a staccare l’insegna con la P verde e la D rossa. Quella sezione, forse, non apparteneva a una fondazione. Ma che cosa potrebbe accadere se invece la scissione dovesse avere il sopravvento, mettiamo, in una grossa città dell’Emilia rossa? A Bologna Mauro Roda, classe 1952, un lungo passato nel Pci, dal 2007 guida la Fondazione Duemila, che gestisce almeno 28 case del popolo e chissà quanti altri immobili: «Io mi sono battuto per sommare Ds e Margherita e per far nascere il Pd», dichiara. «La Fondazione, però, è un’altra cosa: noi le sedi le diamo a chi ce le chiede. Abbiamo lo scopo di diffondere la cultura della sinistra. Già ora non ospitiamo soltanto il Pd, ma anche circoli Arci e associazioni culturali».
La sconfitta della magistratura
Chissà come andrà a finire. E chissà se, tra cento anni, sarà possibile avere una mappa più trasparente e realistica del patrimonio dell’ex Pci. Non sarà facile: non c’erano riusciti nemmeno i magistrati ai tempi d’oro di Tangentopoli. Il pm veneziano Carlo Nordio, che è appena andato in pensione, stimò allora che dalle sue parti il patrimonio immobiliare del Pci-Pds, in molti casi fittiziamente intestato a un numero imprecisato di compagni, valesse almeno mille miliardi di lire. Nelle richieste finali della sua indagine sulle tangenti rosse, però, Nordio scrisse di non aver potuto procedere nell’inchiesta sul patrimonio del Partito a causa della scomparsa della documentazione.
Era accaduto che il 19 settembre 1993 Tiziana Parenti, la collega di Nordio che da Milano indagava su Marco Fredda, allora responsabile del patrimonio immobiliare del Pds, avesse fatto perquisire i suoi uffici alle Botteghe Oscure. Davanti a tonnellate di carta, e su richiesta dei funzionari di Partito («Se portate via la documentazione, noi non possiamo lavorare»), i carabinieri avevano rinunciato a trasferire quelle migliaia di fascicoli a Milano. Le carte, così, erano rimaste nelle stanze del palazzo, sigillate dai militari. Due giorni dopo Parenti aveva spedito la Guardia di finanza a visionare i documenti, ma i sigilli erano stati violati e la documentazione era sparita. Nordio ricorda, sconsolato: «Gli agenti trovarono l’ufficio assolutamente vuoto». Erano rimaste solo le tracce degli scatoloni, trascinate sui pavimenti. La Fenice era volata via.
Le 67 fondazioni (più una) che custodiscono la leggendaria fortuna dei “compagni”
Queste sono le 67 fondazioni create dopo lo scioglimento dei Democratici di sinistra, deciso nell’aprile 2007, con lo scopo principale di gestire e conservare il patrimonio immobiliare del Partito. Le fondazioni, in base al Codice civile, non sono tenute alla pubblicità dei bilanci: la loro gestione è pertanto opaca. Quello che segue è comunque un accurato studio della documentazione patrimoniale pubblicata online dalle 67 fondazioni, là dove ne sono disponibili i dati.
Emilia Romagna: 11
Bologna – Fondazione Duemila: costituita nel 2007, nel bilancio 2015 indica un patrimonio immobiliare di 12,9 milioni di euro, più partecipazioni in società immobiliari per altri 6,7 milioni.
Cesena – Fondazione Le radici della sinistra: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Ferrara – Fondazione L’approdo: costituita nel luglio 2007, possiede 29 immobili tra città e provincia, 21 dei quali affittati al Pd e 3 alla Cgil, senza alcuna valorizzazione patrimoniale.
Forlì – Fondazione Ariella Farneti: costituita nel 2007, ha un sito internet, ma nessun dato disponibile.
Imola – Fondazione Politica per Imola: costituita nel giugno 2007, nell’atto costitutivo è scritto che le si conferisce il pacchetto azionario di una società immobiliare, allora valutato 950 mila euro.
Modena – Fondazione Modena 2007: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Parma – Fondazione Arta, Ds Parma: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Piacenza – Fondazione Piacenza futura: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Ravenna – Fondazione Bella ciao: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Reggio Emilia – Fondazione Tricolore: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Rimini – Fondazione Rimini democratica per la sinistra: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Lombardia: 10
Bergamo – Fondazione Gritti Minetti: costituita nel luglio 2008, possiede 57 immobili tra città e provincia, 28 dei quali affittati al Pd, 4 alla Cgil, 2 a testa a Sel e Pcd’I. Nel bilancio 2015 vengono valutati 4,8 milioni di euro.
Como – Fondazione Avvenire: costituita nel novembre 2009, ha un sito internet, ma nessun dato disponibile.
Crema – Fondazione Ds: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Cremona – Fondazione Cremona democratica: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Lecco – Fondazione Ciceri Losi: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Lodi – Fondazione Antonio Taranelli: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Mantova – Fondazione Mantova: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Milano – Fondazione Elio Quercioli: costituita nel novembre 2007, possiede 128 immobili più 19 pertinenze, e di questi 72 sono utilizzati dal Pd, 2 da Rifondazione comunista, 3 da Sel, 8 dall’Arci; altri 12 immobili sono utilizzati da circoli o associazioni che svolgono attività culturali, 25 affittati per attività commerciali, 6 sono vuoti. Nel bilancio 2013 questo patrimonio immobiliare è stato valutato 11,5 milioni di euro.
Pavia – Fondazione Pavia: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Varese – Fondazione Città futura: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Toscana: 9
Arezzo – Associazione culturale La Quercia: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Grosseto – Fondazione Associazione culturale La Quercia: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Massa Carrara – Fondazione La rosa apuana: sito inattivo, nessun dato disponibile.
Piombino (Livorno) – Fondazione Associazione culturale La Quercia: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Pisa – Fondazione La Quercia pisana: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Pistoia – Associazione La Quercia: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Prato – Fondazione Prato Europa futuro: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Siena – Fondazione Associazione culturale La Quercia: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Viareggio (Lucca) – Fondazione dei democratici di sinistra della Versilia: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Veneto: 7
Belluno – Fondazione Società bellunese: costituita nel marzo 2008, ha 3 immobili di proprietà in città, valutati 570 mila euro nel bilancio 2015.
Mestre (Venezia) – Fondazione Rinascita 2007: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Padova – Fondazione Nuova Società: costituita nel 2007, possiede 31 immobili tra città e provincia, 12 dei quali concessi gratuitamente al Pd. Possiede anche la Left Srl, che organizza campagne pubblicitarie. Nel bilancio 2015 gli immobili vengono valutati 6,2 milioni di euro.
Rovigo – Fondazione L’arca: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Treviso – Fondazione Treviso 2000: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Verona – Fondazione Verona: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Vicenza – Fondazione Mauro Nordera Busetto, Ds vicentini: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Piemonte: 6
Alessandria – Fondazione Luigi Longo: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Asti – Fondazione Bruno Ferraris: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Biella – Fondazione Biella domani: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Ivrea – Fondazione Canavese democratico: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Novara – Fondazione novarese democratici di sinistra: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Vercelli – Fondazione Rinascita: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Friuli-Venezia Giulia: 3
Aquileia (Udine) – Fondazione Valmi Puntin: costituita nel dicembre 2007, nell’atto costitutivo indica un «patrimonio di immobili nel centro di Aquileia», non meglio determinato.
Gorizia – Fondazione Isonzo: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Trieste – Fondazione per il riformismo nel Friuli-Venezia-Giulia: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Liguria: 4
Genova – Fondazione Diesse: costituita nell’aprile 2008, nel bilancio 2015 indica un patrimonio immobiliare di 9,2 milioni di euro.
Imperia – Fondazione Alessandro Natta: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
La Spezia – Fondazione Duemilasette: costituita nel 2007, possiede 44 immobili tra città e provincia, 32 dei quali affittati al Pd, 3 all’Arci e uno alla Cgil.
Savona – Fondazione Cento fiori: costituita nel 2007, possiede 21 immobili, 17 dei quali sono sedi del Pd, e un terreno.
Marche: 3
Ancona – Fondazione 1° Maggio: costituita nell’aprile 2009. Patrimonio netto dichiarato nel bilancio 2013: 5,7 milioni di euro.
Macerata – Fondazione Giuseppe Belli: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Pesaro Urbino – Fondazione XXV Aprile: costituita nel novembre 2008, possiede 57 immobili tra città e provincia; nel bilancio 2011 vengono valutati 11,5 milioni, cui si aggiunge 1 milione di partecipazioni finanziarie.
Trentino-Alto Adige: 2
Bolzano – Fondazione Andrea Mascagni: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Trento – Fondazione Sinistra trentina: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Puglia: 2
Bari – Fondazione Tommaso Sicolo: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Foggia – Fondazione Vittorio Foa: possiede 6 immobili tra città e provincia. È del 2009 l’ultimo bilancio pubblicato, senza alcuna valorizzazione patrimoniale.
Valle d’Aosta: 1
Aosta – Fondazione Giulio Dolchi: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Umbria: 1
Perugia – Fondazione Pietro Conti: costituita nel settembre 2007, ha un sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Lazio: 1
Viterbo – Fondazione Gualtiero Sarti: costituita nell’agosto 2007, possiede 27 immobili, 17 dei quali affittati al Pd, 1 alla Cgil e 1 all’Unipol, che nel bilancio 2015 sono valutati 1,6 milioni di euro.
Abruzzo: 1
Pescara – Fondazione Abruzzo riforme: costituita nel dicembre 2007, possiede 36 immobili, che nel bilancio 2015 vengono stimati 3,3 milioni di euro.
Molise: 1
Campobasso – Fondazione Antonio di Maria: nessun sito, nessun dato disponibile.
Campania: 1
Napoli – Fondazione Gerardo Chiaromonte: sito internet inattivo, nessun dato disponibile.
Basilicata: 1
Potenza – Fondazione Basilicata futuro: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Calabria: 1
Crotone – Fondazione Berlinguer: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Sicilia: 1
Palermo – Fondazione Rosario di Salvo: nessun sito internet, nessun dato disponibile.
Sardegna: 1
Cagliari – Fondazione Enrico Berlinguer: costituita nel giugno 2007, possiede direttamente 68 immobili in tutta la regione, più altri 16 attraverso la società Karalis Srl. Nel bilancio 2012 vengono complessivamente valutati 3,5 milioni.
Esiste poi una sessantottesima fondazione, l’Associazione Berlinguer, che ha una funzione di coordinamento e apparentemente non possiede immobili.
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