Alla GAM 100 sculture raccontano 100 anni di storia dell’Arte Italiana, dal 1815 al 1915

Cultura e spettacolo

Milano 26 Marzo – In mostra fino al 3 dicembre, 63 opere restaurate mai esposte al pubblico

Dopo le mostre di Alberto Giacometti, Medardo Rosso e Adolfo Wildt, la Galleria d’Arte Moderna dedica un appuntamento espositivo alla scultura. Preceduta da una vasta campagna di restauro, la mostra “100 anni. Scultura a Milano 1815-1915” presenta fino al 3 dicembre 2017 una selezione dell’ingente patrimonio del museo, conservato in deposito e non esposto al pubblico. Ad esso si attinge per documentare con 92 opere, di cui 63 mai presentate al 01_IMG_1418_58d14b17545pubblico e restaurate per questa occasione, la storia della scultura milanese nell’arco di 100 anni, dal tardo Neoclassicismo all’inizio del Novecento, durante il quale Milano era capitale della produzione scultorea non solo italiana ma anche internazionale, grazie alla presenza di alcuni grandi maestri quali Francesco Barzaghi, Giuseppe Grandi, Vincenzo Vela, Medardo Rosso, Adolfo Wildt.

L’esposizione occupa, con 63 opere – in marmo, gesso e bronzo – restaurate per questa occasione, le sale delle mostre temporanee al piano terra, estendendosi alle collezioni permanenti dove sono esposte le altre 29 sculture incluse del percorso che coinvolge l’intero museo in un dialogo con i dipinti coevi. Sei sezioni ripercorrono altrettanti temi fondamentali cari agli artisti.

1. IL MITO. CLASSICISMO E ACCADEMIA – documenta il legame molto stretto della città con l’Accademia di Brera,  dove generazioni di artisti si formano sui gessi dei grandi capolavori della scultura antica e vengono banditi annualmente concorsi, passaggio fondamentale nell’attività didattica e mezzo di promozione artistica.

03_IMG_1993_1424_58d14b17dae2. LA LETTERATURA E IL ROMANTICISMO – Il progressivo abbandono del mito classico quale fonte di ispirazione si accompagna all’emergere di nuovi soggetti tratti dalla letteratura medievale e moderna, per la capacità di questi temi di essere maggiormente comunicativi e meno elitari. I temi letterari, dalla poesia al melodramma, erano il punto di riferimento imprescindibile per la scultura del XIX secolo e contribuirono a fare di Milano uno straordinario laboratorio culturale, centro nevralgico della costruzione identitaria nazionale.

3. MILANO SI MOSTRA AL MONDO: ESPOSIZIONI, SUCCESSI INTERNAZIONALI E SCULTURA DI GENERE – A dominare la seconda metà dell’Ottocento sono le grandi Esposizioni Universali. Nate dai profondi cambiamenti della società moderna, le esposizioni registrano i cambiamenti del mercato dell’arte come l’aumento del pubblico e della committenza, e il mutamento del gusto. È in questo contesto che si delinea il successo di quella che diviene famosa anche all’estero come “Scuola di Milano”. Il cuore della mostra è costituito dalla sezione centrale dedicata ai soggetti che guadagnarono la fortuna della scultura lombarda alle esposizioni nazionali e internazionali. Attraverso il recupero di sculture fino ad oggi inedite e lo studio di artisti senz’altro “minori”, la mostra cerca di contribuire alla conoscenza di questa scuola il cui magistero, costituito da una grande perizia esecutiva, attestò alla metà del secolo 09_IMG_1462_58d14b19964Milano quale nuova capitale della scultura.

4. LA COSTRUZIONE DELLA NAZIONE: PERSONAGGI, STORIA, MONUMENTI – La costruzione di un’identità nazionale passò attraverso un processo di celebrazione delle maggiori figure del Risorgimento e la creazione di un apparato monumentale per iniziativa di associazioni e amministrazioni locali: questo fenomeno fu in seguito definito “monumentomania”. A Milano i monumenti a Leonardo da Vinci, Alessandro Manzoni, Francesco Hayez, Carlo Cattaneo, Giuseppe Parini, Giuseppe Verdi completano il panorama dei personaggi politici, da Cavour a Vittorio Emanuele II a Giuseppe Garibaldi, ma è il Monumento alle Cinque Giornate che rappresenta al massimo grado il contributo cittadino al processo risorgimentale. Questo sviluppo si può seguire nei monumenti cittadini e nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna, che conserva numerosi bozzetti presentati ai concorsi pubblici e nel percorso espositivo della mostra “100 anni”.

5. CRISI E DISSOLUZIONE DELLA FORMA – A partire dagli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, una nuova 16_IMG_0359_1503_58d14b1baa4generazione di scultori avverte la necessità di un’evoluzione dello stile e della resa della forma plastica. Dopo le prime sperimentazioni di Vincenzo Vela, si giunge alla sprezzante rottura delle masse e alla stilizzazione delle forme di Giuseppe Grandi, passando attraverso l’adesione alla Scapigliatura di Bazzaro, fino alle morbidezze e all’eleganza belle époque di Troubetzkoy. A suggellare queste ricerche, uno dei più significativi artisti italiani tra fine Ottocento e primo Novecento, Medardo Rosso, impone un radicale rinnovamento espressivo nella scultura all’alba del nuovo secolo.

6. INQUIETUDINI DELL’ANIMA E NUOVE TENSIONI SOCIALI – Esaurite l’esperienza della Scuola di Milano e la novità delle recenti tendenze scapigliate – fatta eccezione per la ricerca solitaria di Medardo Rosso che sarà compresa solo nel Novecento – la scultura sullo scorcio del XIX secolo prende nuove vie. Nel 1891 si inaugura la prima Esposizione Triennale di Brera: le opere presentate affrontano soggetti di ispirazione civile, improntati ad una fervente critica delle ingiustizie sociali e delle disuguaglianze. Il mondo del lavoro diventa campo di indagine privilegiato per gli artisti: gli operai delle moderne fabbriche e i lavoratori dei campi sono i nuovi protagonisti delle opere, in uno stile scopertamente realistico. Ad affermarsi a fianco di questo interesse per il realismo e per le 15_IMG_0144_1500_58d14b1b691tematiche sociali, è il gusto simbolista, conosciuto all’epoca sotto la denominazione di “ideismo”. Questa scultura esoterica trova grande applicazione nella statuaria funebre: il Cimitero Monumentale di Milano si popola così di figure, rappresentando per molti artisti un campo di lavoro privilegiato. E’ in questo clima simbolista che si formerà, in un paradossale ritorno all’antico e all’Accademia, un artista solitario come Adolfo Wildt.

I restauri, iniziati nel mese di luglio del 2016 e realizzati dalla società Aconerre arte conservazione restauro s.n.c., in collaborazione con Politecnico di Milano – Laboratorio Materiali e Metodi per il Patrimonio Culturale (MaMeCH), sono documentati da un saggio in catalogo e saranno oggetto di una serie di conferenze dedicate agli aspetti salienti di questa campagna, alle opere con maggiori criticità e alle metodologie innovative elaborate da Aconerre in questo museo per la pulitura del marmo. La mostra è realizzata con il contributo di UBS nell’ambito della partnership avviata nel 2013 tra l’istituto bancario e la GAM.

Biglietto incluso nel biglietto d’ingresso alla GAM (5 euro – ridotto 3 euro) – Martedì – Domenica: 9.00_17.30 (Lunedì chiuso)

http://www.gam-milano.com/it/mostre-ed-eventi/mostre-2017/

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