Milano 3 Aprile – Beppe un po’ ci è rimasto male. Lui davvero crede di essere in continuità con gli Arancioni. Ed ha anche degli elementi a favore: ieri, ad esempio, è andata sott’acqua via Mecenate. Con Pisapia al potere gli allagamenti, lo ricorderete, erano all’ordine del giorno. Ecco, vedete che almeno ci prova? Si impegna, Sala. Ma non basta. Ieri vi abbiamo fatto la cronaca dei malumori a sinistra. E l’ex Sindaco pare pensarla nello stesso modo. Il punto è che Sala non capisce e io non credo gliene si possa fare una colpa. Lui, in questa parte della sua carriera, è un liquidatore. Di fatto, Expo, è stata la liquidazione di un sogno, che da grande occasione si è trasformato in una più realistica fiera Paesana in formato globale. Il sogno era irrealistica, la realtà costosissima, ma lui era l’uomo giusto per portare a casa un risultato. Non il migliore. Non il più economico. Non quello voluto, sopratutto. Ma un risultato, purché fosse. Ecco, come rivendica lui stesso a Repubblica, la sua sindacatura avrà il medesimo target:
Pisapia dice di vedere anche segni di “discontinuità”. Sta davvero smantellando il suo modello?
“Assolutamente no: vedo che tutti lo stanno capendo e apprezzando. Se poi lui sente il bisogno di continuare a segnare le differenze, io non lo sento”.
Deve ancora dimostrare di essere abbastanza di sinistra?
“No, nel modo più assoluto. La mia azione lo sta dimostrando. Non voglio tornare alla campagna elettorale, ma mi chiedo chi altri al posto mio sarebbe riuscito a battere un avversario difficile come Stefano Parisi”.
In cosa ha proseguito l’eredità di Pisapia e in cosa si è differenziato?
“Sui diritti stiamo facendo passi significativi in avanti. Mi sto differenziando sul piano della promozione internazionale di Milano, che in questo momento è il segreto del successo della città, e per un concreto piano di recupero delle periferie”.
Ovvero: la fuffa la lasciamo là, ma la sostanza economica deve cambiare. Il che equivale a: facciamo entrare Ferrovie in ATM, per poter far concorrere questo mostro di Frankestein alle gare Europee, accogliamo più profughi possibile, per dimostrare in Europa l’efficienza su un tema di particolare attualità, e desertifichiamo la città, si pensi a città studi, pur di poter dimostrare che l’area Expo vive ancora. Questo è vitale se vogliamo attirare agenzie Europee ed affini. Ilr esto dei tagli sono la rincorsa verso il grande balzo in avanti. Io non contesterò, sarebbe molto facile, l’obiettivo. Voglio solo puntualizzare un dettaglio: tu non fai alcun balzo in avanti se ti reggi su Monguzzi e Limonta. Capiamoci, i due consiglieri sono anche due galantuomini, questo non è un attacco a loro. Ma non sono due privati cittadini qualsiasi, sono l’espressione di mondi ed elettorati che hanno fatto vincere Sala. E che di questa dimensione, efficiente, aziendalistica e ben poco Arancione, non sanno proprio che farsene. E che, a conti fatti, a saperlo prima avrebbero passato una pacifica Domenica antifascista da qualche parte, piuttosto che votare Beppe. Perché Parisi avrebbe avuto la stessa impostazione, ma almeno avrebbe dato loro la possibilità di riempire le piazze con cous cous solidali. Quindi, per il bene di tutti, onde evitare figuracce internazionali alla nostra città, Beppe, lascia perdere. Quello di Pisapia non è un giudizio, è un avvertimento. Se ti fermi ora, nessuno si farà male. Soprattutto Milano.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,