Milano 12 Aprile – Non abbiamo dubbi: è solo per il nostro bene. Non per fare soldi, come qualcuno maliziosamente potrebbe sospettare, ma solo per tutelare la nostra salute. Ci tassano per farci crescere più sani e più belli. Magari un po’ più poveri, perché alleggeriti nel portafoglio, ma comunque senza rischi di avere in futuro problemi di diabete.
Ovviamente parliamo della famosa sugar tax, l’imposta sullo zucchero.
Il primo a parlarne fu parecchio tempo fa, all’epoca del governo di Mario Monti, il ministro Renato Balduzzi, che alla ricerca di quattrini per far quadrare i conti dello Stato, ipotizzò una tassa sulla gazzosa, pronto a imporre un balzello sulle bibite zuccherate, dalla Coca cola in poi.
Ufficialmente l’idea era tenuta a battesimo dal Ministero della Sanità, come misura per correggere i cattivi comportamenti alimentari che portano tanti italiani a riempirsi lo stomaco con bevande gasate e zuccherine il cui apporto calorico a volte sfiora quello di un pasto. In realtà dietro il provvedimento si intravvedeva la manina del fisco che con la scusa di preoccuparsi della salute dei contribuenti in realtà aveva già valutato l’impatto della nuova imposta sul bilancio pubblico. In totale lo Stato avrebbe ricavato 250 milioni di euro, mica noccioline.
Certo in un paese in cui si fa fatica a tirar fuori 2 o 3 miliardi per mettersi in pari con le richieste di Bruxelles, 250 milioni sono poca cosa, ma si può dire che anche quelli aiutano.
Lo Stato mamma, del resto, non si preoccupa solo di cosa beviamo, ma anche di come ci divertiamo e di come spendiamo i nostri denari. Non a caso nella manovra che oggi in Governo dovrebbe varare è stata inserita un’altra stretta alle macchinette mangiasoldi. In pratica si ratta un prelievo sulle giocate degli italiani che passano il loro tempo alle slot machine disseminate negli esercizi pubblici di mezza penisola. Anche in questo caso le ragioni all’origine della decisione non hanno nulla a che fare con le questioni di bilancio, cioè con la famosa correzione richiestaci da Bruxelles.
No, se lo Stato aumenta il prelievo è solo perché vuole combattere la ludopatia, ovvero scoraggiare quelle persone che si giocano lo stipendio tentando la fortuna nei bar o nelle discoteche. Naturalmente anche i sassi sono a conoscenza del fatto che per dissuadere qualcuno dalla mania del gioco non basta aumentare le tasse o ridurre la vincita. La ludopatia è una dipendenza che non è strettamente correlata a quanto si possa vincere tentando la fortuna, ma ha altre motivazioni che risiedono nella testa del giocatore, il quale evidentemente assegna al gioco la possibilità di risolvere tutti i propri problemi, economici e non. Tuttavia nonostante esistano fior di studi sul fenomeno, dalle parti di palazzo Chigi preferiscono credere che tutto si possa risolvere con la repressione, applicando imposte più pesanti che rendano meno conveniente il gioco.
Naturalmente senza esagerare, perché nonostante combatta le slot machine e tutte le altre forme di azzardo lo Stato poi deve portare a casa i suoi soldi che, come è noto, sono tutt’altro che spiccioli. Grazie alle slot e alle altre forme di gioco, ogni anno l’Erario porta a casa dieci miliardi, senza i quali nel bilancio pubblico si aprirebbe una voragine. Dunque, va bene combattere la ludopatia, ma con cautela, perché non si vorrebbe che all’improvviso gli italiani decidessero di ascoltare le raccomandazioni statali smettendo di giocare. Lo Stato papà, nel frattempo, anche stavolta pare essere preoccupato per l’alto numero di persone che, nonostante le raccomandazioni e sebbene i pacchetti siano ormai ricoperti di scritte terrorizzanti, insistono a fumare sigarette. In questi anni le ha provate tutte, aumentando a dismisura la tassazione sulle bionde. Tuttavia, far pagare un pacchetto come un lingotto non è servito a far sparire il fenomeno. Infatti, centinaia di migliaia di italiani insistono ogni giorno a recarsi dal tabaccaio, accontentandosi poi di fumare su balconi o in apposite camere a gas predisposte sui luoghi di lavoro, piccole celle che ricordano le stanze del buco messe a disposizione dei tossicomani nei Paesi del Nord Europa. Nonostante il fallimento della politica anti-fumo, il governo non pare avere intenzione di demordere e perciò, nella nuova manovra, si prepara un aumento della tassazione che colpirà soprattutto i pacchetti più economici, cioè quelli consumati dai fumatori che appartengono ai ceti meno abbienti, ai quali però l’esecutivo conta di scucire almeno 200 milioni. Insomma, lo Stato etico è al lavoro per farci stare meglio. Fatte le somme, tra bibite, giochi e sigarette, ci alleggerirà di circa 2,5 miliardi, ma certo fa tutto questo solo per la nostra salute. Perché, anche se non sembra, ci vuole bene. Del resto, se ci ammalassimo, come potrebbe continuare a spremerci?
Maurizio Belpietro (La Verità)
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