Milano 12 Aprile – E niente, i negozi devono chiudere. Dopo cinquant’anni, magari, si poteva sperare che la sinistra avesse rinunciato a questo sogno di rovina. Ed invece no. Se non li si può far fallire, bisogna far in modo che tengano chiuse almeno le porte. Un muro tra i clienti e la merce, in nome di una follia ridicola. Non userebbero in maniera razionale riscaldamento ed aria condizionata, sprecando energia ed inquinando. Questo dimostra, abbastanza chiaramente, quanto poco sappiano del mercato, della libera impresa e del mondo del lavoro quelli del PD (più la Bedori del Cinque Stelle. Ci sarebbe anche Basilio Rizzo, estrema sinistra, ma a lui vanno riconosciute coerenza e idealità, pertanto lo vorrei escludere dal biasimo). Se un imprenditore decide di spendere di più, non lo fa per motivi oscuri. Non è che gli amministratori di questi negozi si alzino la mattina della Domenica e si riuniscano per assistere a seminari come “Dieci modi buffi ed antieconomici per brasare il mondo” oppure “Come fallire in maniera spettacolare ed ecologicamente irresponsabile”. No, usualmente amano risparmiare. Ed apparire green. Perché green è sia il colore delle foglie primaverili che dei dollari. Quando decidono di fare qualcosa di non green, in entrambi i sensi, usualmente vi è almeno un buon motivo. Ed in questo caso ve ne sono almeno tre, che depongono a favore dell’apertura delle porte in estate ed in inverno. Il primo è che, un negozio con le porte chiuse, dà l’idea di non volerti dentro. E quindi respinge, automaticamente, il cliente. Il secondo è che sentendo il fresco od il tepore, il cliente è incoraggiato ad entrare. Il terzo è che con l’aria che viene sparata all’entrata si ottiene un buon compromesso, tra marketing, ecologia ed economia. Buono, ovviamente, se sei un commerciante. Ma se sei un consigliere comunale con deliri di onnipotenza, diventa immediatamente sospetta la cosa. Come fa un privato ad avere una buona idea senza una legge ad imporgliela? Dove sta barando, il marrano? Infatti i sospettosi consiglieri, ben lungi dal farsi abbindolare dalle ricerche del politecnico, l’istituto che ha certificato la bontà del comportamento dei docenti, hanno pure chiesto un secondo parere. Visto che c’è il MoVimento di mezzo, magari se lo faranno redigere da un esperto di scie chimiche con lo scolapasta in testa.
Insomma, il PD presenta una mozione per far chiudere i negozi. Ma la cosa ridicola non finisce mica qui. Qualcuno più arguto della media, si deve essere reso conto che il Comune non ha tanto potere, o che, anche se lo avesse, dolo un demente potrebbe utilizzarlo così. Ed allora che fare? Semplice, si chiede a Sala di impegnarsi presso la Regione perché sia Maroni ad imporre la norma. Ora, immaginatevi la scena. Palazzo Lombardia. Maroni è seduto alla scrivania. Testa infossata tra le spalle. Legge un documento. Bussano alla porta. È la segretaria:
“Presidente, c’è Sala per lei”
“Prego, lo facci accomodare”
Sala entra. Non è a suo agio. Non pare felice di essere là. Non si gode nemmeno il panorama di Milano dall’alto.
“Presidente, buongiorno”
“Buongiorno Sindaco, cosa posso fare per lei?”
“Mi manda il Consiglio Comunale”
“Ah”
“Sì, beh, ecco, a Milano c’è un’emergenza”
“Ne sono ben conscio, la sicurezza dopotutto nel nostro programma…”
“No, mi perdoni se la interrompo, si sbaglia. Non è la sicurezza. È molto, molto più grave”
“Mi coglie in contropiede, cosa sta succedendo in città?”
“Una cosa gravissima, minaccia il futuro di noi tutti”
“Non ci giri attorno, di che si tratta?”
“I negozi. I negozi ci stanno mettendo in pericolo”
“Ma di che cosa sta parlando?”
“Sì, tengono aperto”
“Non mi pare né un’emergenza, né, tanto meno, una disgrazia”
“Non capisce Presidente, stanno… le polveri sottili, lo smog… i negozi inquinano se restano aperti”
“Sì, succede quando si vive nell’evo moderno Sindaco, si inquina.”
“Lo so, ma questo inquinamento è evitabile, basta che chiudano”
“Ho capito, anche sterminando la popolazione mondiale ridurremmo la CO2, ma resta un crimine. Come far chiudere i negozi”
“Ma Presidente, basterebbe far chiudere loro le porte”
“E perché, di grazia?”
“La lama d’aria. Sa il getto che si incontra quando si entra? Ecco, non funziona”
“E chi lo dice?”
“Un video su youtube. Uno scienziato Grillino…”
“Quello che beve la propria urina e che dice che i vaccini fanno diventare gay?”
“No, no, un altro. Vabbeh, stiamo rifacendo gli studi. Nel frattempo, anche l’Anci è d’accordo (credo, devono ancora finire di ridere, ma non hanno detto esplicitamente no), bisogna ordinare loro di chiudere”
“Ed i posti di lavoro?”
“Mannò, solo le porte”
“Ah. Senta signor Sindaco, posso farle una domanda personale?”
“Mi dica”
“Lei crede davvero a ste fregnacce?”
“Beh… per la verità…”
“Proprio come pensavo. Adesso vada, ha una città da Governare. E quando esce, chiuda la porta. Mi raccomando. Il futuro del mondo dipende da quanto poco inquiniamo”
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,