A Pontida si rischia la devastazione, nel disinteresse generale

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Milano 15 Aprile – Tra sette giorni esatti di Pontida, ridente cittadina Bergamasca, potrebbe restare solo un cumulo di macerie. I Centri Sociali del Sud puntano a vendicare la manifestazione con comizio che Salvini ha tenuto a Napoli. Ed a nessuno, dico nessuno, la cosa è sembrata problematica. O meglio, lo è sembrata alle istituzioni del territorio. E Repubblica ha seguito la vicenda. Ma mi sembra che le reazioni siano del tutto inadeguate. Le cose sono pressapoco a questo livello: 1000 persone, ma potrebbero essere di più, invaderanno una bomboniera da 3000 abitanti. Questi 1000 gentiluomini, quando hanno manifestato nella città che dicono di amare, la città il cui sindaco è loro fiancheggiatore, la città che intendono vendicare, hanno fatto qualche decina di migliaia di euro di danni. Ed era, lo ripetiamo, una città che amano. Ce li ricordiamo tutti, vero, gli scontri del primo Maggio del 2015? Ecco, la gente che manifesterà è questa. 1000 persone in un comune da 3000 anime. Il Sindaco, correttamente, ha ordinato di chiudere tutto. La Digos, ne sono certo, sta cercando di fare qualsiasi cosa in proprio potere per ridurre il danno. Il grande, enorme, devastante problema è che Genova non ci ha, davvero, insegnato nulla. Le manifestazioni in contesti urbani troppo piccoli per la massa di manifestanti, con poche vie di fuga, con folle di violenti assetati di sangue, sono il prodromo del disastro. Io mi metto nei panni degli abitanti di Pontida: voi provate ad immaginare di viverci. È Sabato. Vi state riposando. Sotto casa vostra cominciano dei rumori. Poi li sentite, sono gli slogan. Degli slogan che trasudano odio contro di voi. Dalla finestra vedete salire i primi fumogeni. Magari siete già barricati, ma serve a poco. Poi il rumore cresce, cresce. Si iniziano a sentire rumori, vetrine infrante. Le poche auto in giro, devastate. E poi ore, ore di ansia. Sempre che le cose non degenerino. Che qualcuno, sotto l’effetto di droga ed ideologia, non provi a far irruzione nelle case. Insomma, ci siamo capiti.

Il diritto di manifestare è sacrosanto. La soluzione non può essere vietare i cortei. La vera, drammatica e lancinante domanda è perché questa gente sia felicemente libera, nonostante mesi ed anni di violenza. Come fanno ad esserci militanti con una rispettata e virtuosa carriera di crimine politico a piede libero e la possibilità di girare, felice ed ispirata a minacciare vendette su cittadine inermi? Abbiamo le manette più facili d’Europa per reati economici, ma se devasti un’auto, beh vabbeh so ragazzi. Ecco, di fronte a tutto questo, viene da domandarsi cosa dovrebbe impedire ai 3000 di Pontida di armarsi e difendere ciò che hanno con ciò che gli appartiene.

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