La rassegnazione sull’invasione è finta umanità

Attualità Fabrizio c'è
Milano 18 Aprile – Durante Pasqua sono sbarcate 4300 persone nel nostro paese. A questo ritmo supereremo i 250.000 migranti previsti  per il 2017 e i 181.000 già accolti nel 2016. Potrebbero non bastare i 4.6 miliardi di Euro stanziati nel Bilancio dello Stato per mantenere la macchina di accoglienza dei migranti. Si noti che la Unione Europea sostiene con qualche decina di milioni di euro solo l’attività di vigilanza (poca) e soccorso (molto) nelle acque internazionali.
E per concludere coi numeri, la manovra voluta per rimettere i conti ammonta a 3,4 miliardi: cioè senza spesa per i migranti non sarebbe stato necessario il pacchetto di tasse e rincari voluto da Gentiloni.
migranti MilanoPiù dei numeri però fa arrabbiare la rassegnazione con cui i governi di sinistra da 6 anni accettano questa invasione.
Invocano l’Europa che nemmeno se li fila, ogni tanto annunciano accordi con Tripoli che purtroppo non si concretizzano. Nemmeno in 6 anni sono stati capaci di accelerare le procedure per distinguere rifugiati da clandestini che vengono in Europa per motivi economici. Stiamo infine facendo arricchire traffici illegali che finanziano anche il radicalismo antioccidentale.
L’accettazione di questa invasione viene motivata con ragioni umanitarie: ma questa scusa non tiene.
Accogliamo persone senza poter offrire alcuna prospettiva di lavoro e di futuro. Riempiamo le nostre città di  ragazzi che si annoiano bighellonando, chiedendo l’elemosina o cadendo tra le braccia della malavita organizzata. Fra loro cresceranno frustrazione e radicalismo islamico.
Non ci sono ragioni umanitarie nel fare sbarcare persone senza futuro, senza lavoro: ci sono solo piccoli tornaconti di cooperative bianche e rosse e un sentimento di autodistruzione della nostra società figlio di ideologie sbagliate e sepolte dalla storia, che però con l’immigrazione clandestina vogliono prendersi la rivincita.
Speriamo che il popolo possa presto votare per chi si impegna a fare un serio blocco navale, accordi veri con la Libia e una necessaria attività di rimpatrio.

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