Milano 22 Aprile – In occasione della “giornata della Marijuana” (!) organizzata dal solito Cappato, colui che, dopo essersi speso sull’incandidabilità di Sala, lo sostenne apertamente (oh, caducità della storica lotta radicale contro la partitocrazia…) in campagna elettorale, l’attuale Sindaco di Milano ha ribadito quanto già a suo tempo affermato, e cioè che qualche canna in vita sua se l’è fatta anche lui.
Visti il caos emerso con i conti dell’Expo, la dimenticanza (assolutamente lecita, sia chiaro) nella dichiarazione dei redditi di avere una casa in Engadina (che non sarà “meglio di Milano” come i Campi Elisi di via Padova, ma non pochi dei suoi amministrati ambirebbero a frequentarla), nonché molti provvedimenti varati dalla sua amministrazione, c’è davvero da credergli.
Così, mentre il Sindaco in occasione del venticinque aprile mobilita nientemeno che la prefettura per militarizzare il cimitero di Musocco, dopo aver scartato l’ipotesi (pur considerata!) di chiuderlo integralmente (!!), onde impedire che l’odiata commemorazione da parte di formazioni di destra al campo di sepoltura dei militanti della Repubblica di Salò possa destare anche “solo il sospetto” che si verifichino episodi di apologia del fascismo e l’immarcescibile Cappato organizza la consueta distribuzione di marijuana addirittura sotto lo sguardo divertito dello stesso Sala (ma la cessione di stupefacenti non era mica reato? Strano, si fa per dire, caso di legalità a due velocità…), l’amministrazione comunale presenta, in pompa magna, la “biblioteca in attesa”. In pratica, i cittadini in coda all’anagrafe di via Larga avranno la possibilità, in attesa del loro turno, di sfogliare giornali e libri messi gentilmente a disposizione da parte dell’amministrazione stessa.
Tralasciando il fatto che l’ultima contumelia d’ordinanza che i militanti di sinistra rivolgono a chiunque la pensi diversamente da loro è “analfabeta funzionale” e, quindi, si presume saranno solo i sostenitori dell’attuale amministrazione a poter usufruire del servizio (gli altri, anche se leggono, non capiscono), ed evitando di domandarsi quali saranno i testi a disposizione dei cittadini (non è da scartare un catalogo che vada dal Manifesto di Marx ed Engels al Libretto Rosso di Mao, passando per i quaderni di Gramsci fino ad una raccolta dei migliori pensieri di Saverio Tommasi, quale nuovo profeta dall’antifascismo professionale da tastiera…), bisogna ammettere che l’idea sarebbe anche utile, simpatica e carina.
Tuttavia, si presume, i cittadini milanesi preferirebbero leggere a casa loro o dove meglio credono, anziché passare le giornate in coda in via Larga.
Perché il problema è proprio questo: la qualità dei servizi anagrafe di Milano è quantomeno discutibile e, soprattutto, i tempi d’attesa, sia per chi vi si deve recare di persona, sia per chi debba ottenere un appuntamento o anche solo prendere la linea con il numero 020202 (ora, durante l’attesa, il Comune si è tristemente messo a piatire posti per famiglie sfrattate presso le abitazioni di altri cittadini, mentre i centri sociali vicini ad esponenti della maggioranza continuano a occupare indisturbati immobili pubblici e privati), istituito sotto la Giunta Moratti dall’allora assessore Pillitteri, non solo sono oggettivamente troppo lunghi, ma sono andati peggiorando da quando Milano è amministrata dalla sinistra.
Il problema è sempre lo stesso: le amministrazioni rosse, anziché occuparsi dei problemi concreti dei cittadini (velocizzare i servizi anagrafici, asfaltare strade martoriate da buche e avvallamenti che sono pericolosi per pedoni, ciclisti, motociclisti, automobilisti, potenziare i mezzi pubblici, ridurre la burocrazia per chi lavora e paga fior di tasse, ecc.), inseguono fantasie e filosofie, inventano eventi, manifestazioni e provvedimenti di carattere ideologico ed educativo (neanche Milano fosse Goli Otok, il temuto campo di rieducazione della Jugoslavia titina…), si premurano di costituirsi e mantenere un consenso costante mediante l’appoggio ad associazioni a loro volta militanti che si occupano di “custodire” valori, o presunti tali, cari al progressismo, praticano l’eugenetica urbana cercando di costruire una città elitaria in cui possa vivere solo chi è in grado di permetterselo potendo (e volendo!) trascorrere le giornate pedalando da un aperitivo (impegnato, sia chiaro, una discussione sulla povertà del mondo non si nega mai!) all’altro. E fanno pagare tutto questo ai cittadini che lavorano e si trovano drastici tagli alla frequenza dei mezzi pubblici, aumenti spropositati del costo della sosta, riduzione delle esenzioni ad Area C (quella riguardante i veicoli a gas grida vendetta, al di là poi tutta la cervellotica burocrazia che circonda le ultime modifiche per gli accessi…), aumenti di tutte le tasse comunali, aumento dei costi degli asili nido e via dicendo.
Fatta salva, però, l’elargizione di piccole “elemosine” (in pratica, maldestre toppe a voragini enormi), magari di forte impatto mediatico (chi mai si direbbe contrario alla diffusione della cultura e all’incentivazione della lettura?) che, tuttavia, non riescono a mascherare del tutto l’assoluta inefficienza dell’amministrazione in carica la quale, a questo punto dopo le dichiarazioni di Sala sull’uso di marijuana lo si può tranquillamente affermare, come la precedente è tutto fumo.
Milanese di nascita (nel 1979) e praticante la milanesità, avvocato in orario di ufficio, appassionato di storia, Milano (e tutto quel che la riguarda), politica, pipe, birra artigianale e Inter in ogni momento della giornata.
Mi improvviso scribacchino su Milano Post perché mi consente di dar sfogo alla passione per Milano e a quella per la politica insieme.