Milano 26 Aprile – È una sfida dall’esito quasi scontato quella tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Il “quasi” riguarda un margine d’incertezza infinitesimale, ma che non può essere escluso a priori. Se l’intera sinistra e parte dei “Les Repubblicains” di Fillon confluisse sulla Le Pen , la candidata del Front National potrebbe scavalcare Macron e vincere la battaglia per l’Eliseo. Ma l’ipotesi è solo di scuola e su di essa nessuno sarebbe disposto a scommettere cinquanta centesimi.
Il realismo, quindi, spinge a considerare il leader di “En Marche!” più che favorito. Ed è su questa base che si deve valutare il grado di emulazione e di trascinamento che il risultato delle elezioni francesi potrà avere su quelle italiane del prossimo anno (o del prossimo autunno).
Al momento un Macron italiano non esiste. Chi azzarda paragoni con Matteo Renzi non tiene conto che l’ex premier nostrano si appresta a tornare alla segreteria del Partito Democratico, cioè di un partito che si porta sulle spalle l’eredità di una storia di sinistra in gran parte simile a quella del Partito Socialista di François Hollande. Se dunque un effetto può avere il voto francese sulla situazione politica italiana è certo che non si tratta dell’identificazione di Renzi con Macron, ma quella del Pd con il Partito Socialista Francese. Con conseguente rischio di crisi per la sinistra renziana.
Ma se un Macron italiano non c’è, esiste chi punta ad avere lo stesso ruolo della Le Pen nel nostro Paese. Cioè il leader della Lega, Matteo Salvini. Al quale, però, l’esperienza della Francia dovrebbe insegnare che in un grande Paese a tradizione democratica, come sono la Francia e anche l’Italia, è quasi impossibile conquistare il governo mantenendo delle posizioni poste agli estremi del quadro politico nazionale. La leader del Front Nazional difficilmente potrà entrare all’Eliseo da vincitrice. Malgrado abbia ripudiato il padre e punti a dare una coloritura di sinistra al suo populismo integrale. Questo dato di fatto dovrebbe spingere Salvini a riflettere sul suo tentativo di essere l’espressione del lepenismo italiano e a ragionare che, in Italia come in Francia, si può vincere la battaglia per il governo solo da posizioni moderate d’ispirazione liberale e riformatrice.
Nel nostro Paese le forze che si contrappongono alla sinistra e al grillismo hanno un grande vantaggio sulle omologhe forze politiche francesi. Alle spalle hanno vent’anni non di contrapposizione, come quella tra il Front Nazionale e i gollisti, ma l’unità dell’intero centrodestra. Chi punterà su questa differenza tra Francia e Italia potrà vincere le elezioni del prossimo anno (o del prossimo autunno)!
Arturo Diaconale (L’Opinione)
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