Milano 2 Maggio – Fa caldo. Siamo nella Galilea di 2000 anni fa ed a Giugno, se permettete, fa caldo. È probabilmente Giugno, perché il grano è maturo. Sappiamo che il grano è maturo perché, dopo la predicazione, gli Apostoli vanno a spigolare per procurarsi da mangiare. Il problema è che, vedete, è anche Sabato. E Sabato non era consentito procurarsi del cibo. La cosa non sfuggì ai Farisei, nemmeno in quel caldo Giugno di venti secoli fa. E così accusarono Cristo di Blasfemia. Ma Lui, placido, replicò che il Sabato, cioè la festa ed il riposo, era fatto per l’Uomo e non viceversa. Avanti veloce. 1 Maggio 2017, Carugate. I Farisei, razza resistente, oggi chiama se stessa sindacato di base, USB nel caso di specie. E rimprovera i lavoratori che il Primo Maggio vanno a procurarsi cibo e merci presso un supermercato. Perché, dopotutto, il tempo non è passato invano e qualcosa l’hanno capita. Se non te la puoi prendere con San Pietro e gli altri, beh, puoi sempre prendertela con chi non ha raccolto il grano, ma con chi lo mangerà. Puoi giocare sul senso di colpa. Puoi toccare le corde emotive. Puoi fare un sacco di cose buffe. E, oggi come ieri, non ottenere assolutamente nulla. Noi non possiamo ricordarlo, né sapere con certezza se sia avvenuto, ma suppongo che nemmeno i lampionai abbiano ceduto senza lottare all’avvento della luce elettrica. Eppure abbiamo visto com’è finita. Stavolta, però, potrebbero esserci sorprese. Ieri ascoltavo lo speciale di Radio Rai, che precedeva il discorso di Mattarella. Lavoravo, quindi non sarò molto preciso. Però una cosa la ricordo nettamente: si era in diretta dalla Sicilia ed i dati sull’occupazione erano agghiaccianti: a Catania lavora meno della metà dei cittadini in età per farlo. Ah. A Palermo va poco meglio. Poi emigrazione e tutto il corollario. Bene. In questo scenario post Apocalittico qual’era la preoccupazione generalizzata degli interlocutori? Lo sfruttamento. Come preoccuparsi dei nefasti effetti dell’obesità in casa di un’anoressica. Sarebbe tutto ridicolo, se non fosse tragico. Abbiamo un sindacato che ha paura del passato e cerca di combattere nemici fantasma, mentre il futuro scivola sempre di più nel baratro.
E così, invece di rallegrarsi che alcune attività abbiano resistito alla crisi anche grazie alla libertà di tenere aperto quanto si vuole, siamo tutti qua a chiedere che vengano fatte chiudere. E magari licenziare. Perché, dopotutto, ormai la preoccupazione per il mondo del lavoro è che chi ne ha uno non debba competere con la massa che non ce l’ha e che magari accetterebbe condizioni peggiori pur di averlo. Non sia mai che in questo paese qualcuno debba competere con qualcun altro. Sarebbe una cosa rovinosa. I migliori, che emergerebbero da questa lotta, non andrebbero ai cortei del Primo Maggio, o al concertone. Quindi meglio tutti poveri che qualcuno ricco. Avanti così, mi raccomando. Il baratro ci attende.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,