Renzi sbaglia i calcoli: la Francia non ci aiuterà e farà asse con la Germania

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Milano 9 Maggio – La vittoria di Macron non darà luogo, come sembra credere Renzi, a un asse di Francia e Italia, per modifiche nelle regole dell’Europa sul debito e sul deficit e per deroghe nella loro applicazione, che contrappongano i paesi dell’area Sud a quello del Nord di Eurolandia e dell’Europa, ma a un rafforzamento dell’asse franco tedesco nelle politiche fiscali, del credito e del commercio internazionale.

Ciò con un ruolo maggiore della Francia, sia a livello di euro, sia nell’Ue nel complesso. In questo secondo aspetto, Macron sarà facilitato dalla Brexit.

Hollande è stato un presidente debole, senza autorevolezza economico finanziaria, domestica e internazionale. Macron, al contrario, si profila come una figura presidenziale autorevole, in particolare nel campo dell’economia e della finanza. Di fatto, con la sconfitta della signora Le Pen, lui si trova a rappresentare tutta l’altra Francia, tranne le ali estreme, tagliate fuori. Gli si aggrappano i socialisti, allo sbando. Gli sono alleati i gollisti, che con molta probabilità, dopo le elezioni per la Camera, avranno un ruolo determinante, in parlamento e – pertanto – nel governo e nelle politiche economiche francesi ed europee. Sicché la politica economica e finanziaria di Macron sarà condizionata da loro e dagli elementi di dirigismo a favore dell’interesse nazionale, fortemente presenti nelle istituzioni della Francia. In Germania, invece, non si delinea un successo netto né dei socialisti, né dei popolari, guidati da Angela Merkel, indebolita dagli errori nell’immigrazione. È probabile che a Berlino ci sarà ancora un governo di coalizione, ma ammesso che la Merkel torni cancelliere, i falchi finanziari tedeschi – suoi e di Schäuble – dovranno confrontarsi, nelle politiche fiscali, del credito, della moneta, all’interno con i socialdemocratici e fuori con la Francia di Macron, che guiderà un fronte compatto ed è abile nel fare la sintesi mediana operativa.

Non sappiamo quale sarà questa linea programmatica concreta che gli economisti macroniani sosterranno a livello europeo. Ma è da escludere che Macron, per l’Italia, accetti politiche facili sul debito pubblico, che generino un rischio per la stabilità finanziaria dell’Europa. Rischio segnalato, fra l’altro, dall’amministratore delegato di Intesa San Paolo. La Francia cercherà alleggerimenti per il livello del suo deficit e rifiuterà il dogma per cui il rapporto debito/Pil, in ogni stato membro, deve scendere, con scatti predeterminati, al 60% del Pil: livello privo di riscontri teorici o empirici. Ma l’Italia del Pd e di Renzi è sopra il crinale del 130% nel debito/Pil mentre la Francia è sotto il 100, anche se rischia di superarlo ove commetta imprudenze. La Francia ha un sistema bancario-assicurativo che è il più forte in Europa. Con Macron ministro Parigi ha fatto una riforma del mercato del lavoro che lo rende più agile e aiuterà la crescita. La Francia non ha una tassazione immobiliare pesante, che crei una crisi come la nostra in questo settore fondamentale per la crescita. Macron vuole ridurre le tasse immobiliari, come fece Berlusconi, mentre da noi aleggiano voci di inasprimenti che deprimono il risveglio dell’edilizia. Macron darà stimoli alla crescita veri, non bonus renziani. L’Italia può giovarsi delle nuove politiche economiche di Macron. Ma non si tratta di «sconti» da strappare insieme a lui, compagno di merenda di Renzi. «En marche» vuol dire «marciare», non «parlare» o «alzar la voce».

Francesco Forte (Il Giornale)

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