Milano 15 Maggio – Insieme al figlio Cristiano, ricordiamo Fabrizio De André con un’ intervista immaginaria.
“All’ombra dell’ultimo sole / s’era assopito un pescatore / e aveva un solco lungo il viso / come una specie di sorriso”. Un pescatore di sogni, di musica, di poesia. Un vento lento sbriciolava il tempo, in attesa. Fabrizio De Andrè stava declinando la vita prima dell’ultimo viaggio.
E i papaveri non osavano aprire il rosso del cuore e, reclinati e confusi nel verde, aspettavano il suo ultimo sguardo. Cantava oltre il vento l’eco lieve delle sue ballate per gli ultimi, per gli oppressi, per le puttane, per i carcerati, per gli incompresi, per chi ha amato l’amore, la libertà, l’uguaglianza.
“Lascia che sia fiorito / Signore il suo sentiero / quando a te la sua anima / e al mondo la sua pelle / dovrà riconsegnare / quando verrà al tuo cielo / là dove in pieno giorno / risplendono le stelle”.
E’ la mia preghiera o Dio, per l’uomo, il poeta che ho amato e amo. Io abito ancora in via del Campo e sono quella “bambina / con le labbra coloro rugiada / gli occhi grigi come la strada” che lo prendeva per mano fino al primo piano, nel Paradiso di questa terra. Io sono il fiore che nasce dalle brutture del mondo e lui canta per me la fragilità della vita, la bellezza del cuore. Le nuvole “vanno / vengono / ogni tanto si fermano… / certe volte sono bianche e corrono / e prendono la forma dell’airone”come in questo momento sospeso tra un’illusione di vita e il mio pianto.
“Amore che vieni, amore che vai”, Faber ricordi?“ sbocciavan le viole / con le nostre parole – Non ci lasceremo mai, mai e poi mai / Vorrei dirti ora le stesse cose / ma come fan presto, amore, ad appassire le rose / così per noi”. Perché la vita è un sussurro breve dell’eternità, un lampo d’amore, non importa come, un grido di libertà, un sogno di giustizia, un canto di tenerezza.
Me l’hai insegnato tu. E quando chiesi un po’ della tua umanità “fu il calore di un momento”, ma a me bastava tanto profondo e sincero sentivo il tuo cuore. Hai sempre amato gli umili, i dimenticati, i derisi, gli emarginati, i figli della miseria, le ballerine di seconda fila, per quel tuo spirito libertario e puro. Ho capito con te che la dignità appartiene all’anima, che la libertà ci rende uguali, che occorre riconoscere in noi l’impulso per un mondo giusto, che la lotta per un ideale si può fare anche attraverso una canzone.
Anch’io con te posso dire “Ti ho trovato lungo il fiume / che suonavi una foglia di fiore / che cantavi parole leggere, parole d’amore / ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso / ti ho detto dammi quello che vuoi, io quello che posso… E adesso aspetterò domani / per avere nostalgia / signora libertà, signorina fantasia (anarchia) / così preziosa come il vino, così gratis come la tristezza / con la tua nuvola di dubbi e di bellezza”. E sfiderò pregiudizi, falsi conformismi, ipocriti profeti, potenti corrotti per difenderla, ora che l’ho incontrata. “Ma se la tagliassero a pezzetti / il vento li raccoglierebbe / il regno dei ragni cucirebbe la pelle / e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso / e il polline di Dio / di Dio il sorriso”.
Anch’io con te ero là, nel sogno, accanto ai bambini sul fiume Sand Creek e ascoltavo i pesci cantare sul letto del fiume e con te “Tirai una freccia al cielo per farlo respirare / tirai una freccia al vento per farlo sanguinare” e quel sangue sia anche oggi la denuncia, l’orrore di un massacro che non può, non deve ripetersi mai.
“C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo”, c’è chi non ha il coraggio di essere vero, ma là al Supramonte, nell’annientamento, nella solitudine, nella paura, qual è stata la tua verità? Dori era con te, dolce e forte come le donne sanno essere nelle difficoltà. Forse più forte di te, l’hai confessato, ma che importa. Pensavi “passerà questa pioggia sottile come passa il dolore”. Ed oggi puoi dirle con tenerezza“Ora il tempo è un sogno distratto un bambino che dorme / ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano”.
Hai pensato a Dio? Pensi a Dio, nel crepuscolo di questa sera, con i fantasmi degli errori immaginati o commessi, nel bilancio di una vita di umana bellezza? Sono sicura che riuscirai a“consegnare alla morte una goccia di splendore / di umanità, di verità”. E Dio avrà pietà dell’uomo che ha amato l’amore senza preconcetti senza giudizi, che ha dato speranza agli indifesi, che ha saputo essere unico, fuori dal branco, che ha reso immortale con il suo canto la nobiltà e la verità dell’uomo. “Dio di misericordia / il tuo bel Paradiso / l’hai fatto soprattutto / per chi non ha sorriso / per quelli che han vissuto / con la coscienza pura / l’inferno esiste solo per chi ne ha paura… Ascolta la sua voce / che ormai canta nel vento / Dio di misericordia / vedrai sarai contento”.
E il viandante, che passerà, ricorderà il tuo pezzo di pane e il vino e la tua arte e saprà che “dormi sepolto in un campo di grano / non è la rosa non è il tulipano / che ti fan veglia dall’ombra dei fossi / ma sono mille papaveri rossi”.
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Questa sera, alle ore 21, al Teatro Nazionale (Piazza Piemonte, 12) Cristiano De André ricorderà il padre suonando a Milano per il “De André canta De André Tour 2017”.
Durante la tourneé il cantautore interpreterà sul palco un repertorio ricco di nuovi brani del padre che si affiancheranno a quelli contenuti nei progetti discografici di grande successo “De André canta De André – Vol. 1” (2009) e “De André canta De André – Vol. 2” (2010).
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano