Berlusconi, ovvero della persecuzione giudiziaria

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Milano 17 Maggio – Separazione non è divorzio. Ma soprattutto, Berlusconi è un uomo ricchissimo secondo Forbes, quindi deve esserlo per davvero. Con queste cristalline motivazioni si è deciso che il Cavaliere (e no, mi rifiuto di scrivere ex. Le vostre sentenze artefatte non cancelleranno mai Milano 2 e Milano 3, Mediaset e Mondadori) deve a Veronica Lario due milioni al mese per il periodo della separazione, almeno. Anche se nel 2012 Silvio ne ha guadagnati solo 4. Pazienza. Da Marzo a Dicembre fatti suoi. Questa la spiegazione secondo Repubblica:

Separazione/divorzio, diversi doveri. La sentenza Lario-Berlusconi, in apparenza, sembra contraddire la decisione di pochi giorni fa, sempre della Cassazione, che stabiliva che era “l’autosufficienza” e non il “tenore di vita” il parametro su cui misurare l’assegno. In realtà diverso è il ragionamento a seconda che ci si occupi di divorzio o di separazione. Nel caso di qualche giorno fa – il caso Grilli – infatti, si discuteva di divorzio, quando “cessano” i doveri di solidarietà coniugale. I giudici del caso Lario-Berlusconi, invece, si sono occupati anche del periodo in cui i due (che ora sono divorziati) erano ancora separati. Nella separazione, specificano i magistrati, l’ex coniuge più facoltoso “ha ancora il dovere di garantire al partner separato lo stesso tenore di vita del matrimonio”.

Questo è il riassunto di tutto quello che non va nel sistema giudiziario Italiano. I giudici, evidentemente, stanno inventando. Avevano inventato la settimana scorsa, visto che l’ultrattività del matrimonio, ovvero l’obbligo di mantenere intatto il tenore di vita era uno dei capisaldi della legge. Ed inventano oggi, ridimensionando la sentenza di dieci giorni fa al mero divorzio. La motivazione della prima sentenza, infatti, non si basava sull’assurdità di un negozio giuridico che si scioglie, ma continua a produrre effetti. Quanto piuttosto, per come si può capire da una prima lettura della sentenza, dal mutamento dei tempi. I tempi cambiano. Se sei un ministro del Governo Monti, primo della terza Repubblica. Se sei l’ultimo Presidente scelto dal popolo della Seconda, no. A te si applica la normativa precedente. Bello, vero? Soprattutto comodo. Anche perché nulla vieta domattina alla Suprema di dire “Scusate, stavamo scherzando, per la separazione si applicano le medesime norme del divorzio”. Ricordo, infatti, che tra le due condizioni ci sono pochissime differenze. Ormai è caduta la principale: non ci si può risposare, ma si può convivere di fatto. E sappiamo che con la Cirinnà, queste convivenze hanno lo stesso valore del matrimonio, per gli aspetti più rilevanti. L’altra è appunto il titolo per l’assegno. Che, però, si tiene in piedi con un grande sforzo di immaginazione. E, ne siamo sicuri, verrà meno anche questo al prossimo ministro di sinistra che chiederà la separazione. In attesa, paga Berlusconi. Come sempre, d’altronde.

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