Il procuratore generale chiede l’assoluzione dei manager che in primo grado furono condannati per la svendita di alcuni appartamenti di pregio dell’istituto.
Milano 19 Maggio – Un processo che non «doveva arrivare nemmeno all’udienza preliminare». Un’inchiesta «mediatica», sulla falsariga dell’anticasta. Il sostituto procuratore generale, Celestina Gravina, al termine della sua requisitoria, chiede l’assoluzione di tutti gli imputati. Sono gli ex vertici del Pio Albergo Trivulzio, accusati di reati che parlano, a vario titolo, di abuso d’ufficio, turbativa d’asta e truffa. Nel febbraio di un anno fa, la sentenza di primo grado aveva fissato 2 anni e 10 mesi di pena per l’ex presidente del Pat, Emilio Trabucchi, pene leggermente inferiori per gli ex direttori generali Guido Fontana e Fabio Nitti, otto mesi per l’architetto Giovanni Iamele — direttore del dipartimento tecnico fino al 2009 — e sei mesi all’ex direttore sanitario dell’ospedale San Carlo, Antonio Mobilia. Come pena accessoria — nel febbraio 2016 — il collegio presieduto da Giulia Turri aveva ordinato un risarcimento da oltre un milione e 200mila euro al Pio Albergo Trivulzio. Secondo le indagini che il procuratore aggiunto, Maurizio Romanelli, aveva affidato al Nucleo di polizia tributaria, gli imputati avevano «turbato la procedura pubblica relativa all’alienazione di immobili del Trivulzio », creando un ingente danno patrimoniale. Beneficiati da tutto questo riguardo, politici o potenti di turno. Ad iniziare dall’assessore alla Casa della giunta Formigoni, Domenico Zambetti, fino alla moglie dell’ex assessore Antonio Simone. A Mobilia, secondo le indagini, sarebbe stata ceduta a prezzo agevolato l’abitazione di largo Rio De Janeiro, che rispetto alla stima dell’immobile del 2007 di 957mila euro, due anni dopo è stata pagata 518mila euro dal manager della sanità. In realtà, secondo quella che è stata la requisitoria dell’accusa in appello — mancano le trascrizioni e l’intervento letterale è affidato alla memoria dei presenti — l’indagine non avrebbe avuto aspetti penali. Una conclusione che ha creato più di un malumore in Procura. Questa mattina, alla ripresa del processo davanti alla quarta sezione penale, saranno gli avvocati a dover concludere con le arringhe che, in maniera scontata, non si discosteranno dalle conclusioni dell’accusa. Non è certo se già oggi si arrivi a sentenza. Di certo l’avvocato di Trabucchi ha formalizzato la richiesta di rinuncia alla prescrizione. In sostanza, vuole una assoluzione nel merito.
Emilio Randacio (Repubblica)
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