Milano 20 Maggio – Periferia termine usato ed abusato per indicare un luogo dove il degrado urbano e sociale sembra sia un male irreversibile e scontato. Un luogo abbandonato dove la copresenza di varie etnie, la mancanza di attenzione e di manutenzione, l’assenza di controlli, sono degenerati in criminalità e illegalità diffusa, nonostante le segnalazioni indignate dei residenti, nonostante i problemi reali che negli ultimi tempi si sono ingigantiti e sembra non trovino soluzioni.
Tante parole sono state spese per “ricucire” per “rammendare”, per “Includere” le periferie con la città, ma quel Muro di incomprensione che divide questa Giunta dalla periferie è invalicabile, grande come l’ottusità, gigantesco come l’insensibilità, estraneo come l’ignoranza.
Ogni giorno parliamo di quartieri fuori controllo, di anziani in povertà, di occupazioni abusive, di emergenza casa, di buche nelle strade, di giardinetti impietosamente sporchi, di spaccio ad ogni angolo della strada, di furti nelle abitazioni, di campi Rom abusivi in una periferia che è diventata un Far West.
Ma a Sala e Majorino interessa l’eventuale Muro che i migranti potrebbero trovare a Milano. E aprono le braccia festosi, ma nessun abbraccio agli ultimi, agli anziani, ai rassegnati.
Leggere la periferia dovrebbe essere doveroso, per capire l’identità dei singoli quartieri, per censire criticità e difficoltà e da lì partire. Ma anche il bilancio partecipato che doveva considerare le istanze dei Municipi, è stato un fallimento. Per Sala partecipazione significa esporre se stesso dove c’è un riscontro mediatico. E Welfare per Majorino significa proteggere soltanto migranti e gay. Perché, per chi non lo sapesse, oggi, a Milano esistono i diritti di serie A e di seri B.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano