Milano 20 Maggio – I blitz in stazione non fanno parte della sua visione di sicurezza. I soldati in strada, a questo punto, si deve dubitare che vi siano dentro. L’attentatore era Italiano, quindi, in marcia. Abbiamo una nazione da abbattere, se vogliamo ricostruirla. E così, rigorosamente, Sala marcerà. E sarà ben lontano dai racket delle case popolari di San Siro. Ignorerà convenientemente il problema delle moschee irregolari, anche quelle che aveva promesso che avrebbe chiuso. E che sono ancora là. Non vedrà i palazzi degradati, che aveva promesso di far sparire. Via Cavezzali, la ex Rizzoli, solo per dirne alcuni. Marciando, marciando lascerà che nel boschetto della droga a Rogored fioriscano fiori di morte. E nelle case bianche i problemi continueranno. Nemmeno un Papa li ha risolti, penserà Beppe, chi sono io per riuscirci. Camminando dimenticherà che, di nuovo, la polizia municipale è tornata al ruolo di Sceriffo di Nottingham, esattrice e non protettrice. Tanto in via della Spiga non ci sono le carovane di Cascina Gobba. Questa è la lunga marcia di oggi. Una ordinata fuga dalla realtà. Milano accoglierà altri 500 migranti, ma non bastano. Di più, ne vogliono. Sempre di più. Finché il senso di colpa, oscuro e profondo della sinistra per aver tradito ed abbandonato la parte produttiva del paese, non sarà stato annegato. È di ieri la notizia che la classe operaia è sparita. E, secondo voi, chi l’ha uccisa? Ecco, preso atto che il deserto che l’ha sostituita è arido e bollente, Sala e Majorino marciano per condurre il popolo (di sinistra) fuori. Verso il mare. A salvare i presunti profughi. E se marciare li allontana dai disastri multiculturali di via Padova, tanto meglio.
Il passo di questa marcia è veloce. Quasi trafelato. Si scappa, oggi pomeriggio. Non si corre a braccia aperte. Ci si catapulta il più lontano possibile dalla minaccia. E la minaccia sono i quartieri popolari, che Sala non lo hanno mai amato. Sono i ricordi della sinistra di lotta, che perseguitano il subcomandante Beppe. E le ombre del futuro, perché l’accoltellatore puoi anche descriverlo come un disperato, ma se tutti i disperati prendono in considerazione l’Isis come modo per dare un senso al proprio disagio esistenziale, allora qualcosa nell’accoglienza l’abbiamo sbagliata. Nessuno è illegale è lo slogan. Tutti sono benvenuti. Tranne i residenti, gli anziani, i ragazzi minacciati dal degrado. Loro, se potessero togliere il disturbo migrando ancora di più ci farebbero un grande favore. Tanto altrove qualcuno con le braccia aperte lo troveranno di sicuro. Intanto qui, i militi del pensiero nichilista, marciano come sempre verso l’abisso, felici e sereni. Tanto il nulla è quello che pensano ci aspetti tutti. Perché non accelerare il processo?
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Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,