Milano 21 Maggio – C’erano Sindaci e politici d’antan come D’Alema e Bonino. C’erano le tante associazioni che campano di accoglienza e di sussidi pubblici.
C’erano migliaia di stranieri: i migranti portati dalla Caserma Montello, le comunità cinesi, sudamericane, le associazioni musulmane e i “sentinelli” dei diritti civili.
Mancavano però i milanesi che vivono alla Bovisa o al Gratosoglio, quelli che non capiscono ‘sta marcia contro i muri mentre assistono a una invasione che mette in pericolo la loro sicurezza e la sostenibilità della loro protezione sociale.
Al di là di Gino Strada, Vecchioni e altri personaggi da attico in centro, fra i 50.000 che hanno sfilato c’era molta organizzazione ma poco popolo.
I centri sociali hanno contestato Sala e la Rozza, ma dentro il PD ci deve essere parecchia confusione perché la marcia è sembrata tutta contro i rimpatri e contro i Cpr previsti (ma non attuati) da Minniti, un prologo della solita “sanatoria” in arrivo.
Nessuna di queste anime belle ha colto la gravità del gesto di Hosni in Stazione Centrale. Costui ha provato a tagliare la gola a un militare italiano, secondo un tragico rituale che accomuna gli esaltati combattenti dell’Isis. Uno che a forza di bighellonare è diventato spacciatore e poi si e radicalizzato.
Nessun problema secondo la sinistra: era cittadino italiano.
Eh si, la sinistra tanto brava a organizzare marce ma capace, quando governa, di distruggere una nazione.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.