Se Facebook decide quanto liberi possiamo essere

Cultura e spettacolo

Milano 23 Maggio – Come riportato da Il Giornale:

Sono lunghe e articolate le linee guida che Facebook ha introdotto da un anno a questa parte; da quando cioè si scatenarono le polemiche per la sua decisione di eliminare una delle foto più famose degli ultimi decenni: quella della bambina vietnamita che fuggiva nuda su una strada sterrata per salvarsi dal napalm degli americani. Un’immagine iconica, ma non per il social.

Un’inchiesta, quella del Guardian, “destinata a gettare benzina sul fuoco del dibattito sul ruolo e la dimensione etica del gigante dei social media”, che deve confrontarsi con una dura realtà provocata dal suo stesso gigantismo. Troppo grande per essere più un semplice mezzo usato da singoli per restare in contatto, ha attualmente due miliardi di utenti. Ed è potenzialmente il più grande censore al mondo.

In sostanza: al di fuori dei cagnolini, dei gattini, dei piccioni, delle donne poco vestite e degli uomini con molti tatuaggi e poco buon gusto Facebook decide cosa sia lecito o meno. E ci mancherebbe, siamo in casa sua. Però. Però non può non lasciare un retrogusto amaro questa censura. Questa Santa Inquisizione politicamente corretta e moralmente corrotta, alla fine non serve a nessuno, tanto meno a chi dovrebbe giovarne. Bannare i supporter di Trump non gli ha fatto perdere certo le elezioni. Sospendere l’account di Salvini non ha certo aumentato l’amore per i Rom. E via di questo passo. Il problema è che Zuckemberg deve rispondere ad una pletora di stati che di lui hanno paura. Perché, di fondo, temono la gente che dice quello che pensa. Amare il popolo è difficile quando lo conosci davvero. Conclude Il Giornale:

Fonti di Facebook hanno risposto che esistono e vengono usati alcuni software per intercettare alcuni tipi di contenuto prima che entrino nel circuito, ma che “si vuole che la gente sia messa in condizione di discutere gli avvenimenti attuali e globali, quindi talvolta ha la sua importanza il contesto in cui viene condivisa un’immagine violenta”.

In termini pratici: dopo aver rimosso la foto della bambina vietnamita, nel capitolo dedicato alle rappresentazioni del “terrore della guerra” adesso sono accettate alcune “eccezioni di importanza informativa”. Ma non si deve trattare di “nudità infantili nel contesto dell’Olocausto”.

Insomma schizofrenia pura.

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