Milano 26 Maggio – In Brasile si sta incendiando il sottobosco. Sullo sfondo della crisi delle materie prime e del sistema socialista, finora sopravvissuto a malaffare e corruzione, si staglia una rabbia che nessuno riesce più a controllare. Descrive così la situazione Repubblica:
Passo indietro del presidente del Brasile, Michel Temer, che ieri aveva deciso di mobilitare le forze armate per difendere gli edifici pubblici a Brasilia contro le violenti proteste anti-governative scoppiate nella capitale federale. Il decreto con il quale veniva autorizzato l’uso dell’esercito – rende noto Agencia Brasil – è stato revocato oggi dal capo di Stato, dopo le roventi critiche ricevute sia dall’opposizione che dalla maggioranza per la scelta, che ha fatto subito pensare ai tempi della dittatura militare (1964-1985).
Ieri la massiccia manifestazione contro il governo Temer – iniziata in maniera pacifica e alla quale avrebbero partecipato 200 mila persone, per il sindacato organizzatore Cut, mentre erano 35 mila secondo la polizia militare – era terminata con sette arresti, 49 feriti, tra dimostranti e agenti, oltre a numerosi atti di vandalismo. Nelle sedi dei ministeri dell’Agricoltura, della Pianificazione e della Cultura si sono registrati anche principi di incendio, poi controllati senza difficoltà dai vigili del fuoco, che hanno fatto evacuare l’intera area.
D’altronde, come riporta il Sole 24 Ore: Il Brasile scende ancora in piazza contro la “cleptocrazia golpista” e le agenzie di rating non risparmiano l’ultimo pesante scossone che travolge il presidente Michel Temer. Il procuratore generale del Brasile, Rodrigo Janot, ha accusato Temer di corruzione passiva, ostruzione alla giustizia e associazione illecita. La Corte Suprema, di fronte alla quale Janot si è espresso, ha giudicato le accuse consistenti, dando via libera all’apertura di un’inchiesta.
La più grande economia sudamericana scivola nel gorgo di un’altra grave crisi istituzionale: i guai giudiziari del presidente Temer potrebbero provocare un impeachment e si riflettono sui mercati e sugli operatori: la governabilità e il processo di riforma «resta vulnerabile a un peggioramento della portata dell’inchiesta Lava Jato». Così scrive l’agenzia di rating Fitch.
Insomma, nell’eterna estate tropicale, la temperatura potrebbe farsi presto rovente.
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