Storie di donne del Novecento che hanno cambiato i codici dell’esistenza. “Tesoro, non mi riconosci con i vestiti addosso?”
Milano 29 Maggio – Cristina De Stefano è appassionata alla vita, è curiosa delle persone. Ha raccontato nel modo più preciso e profondo possibile la vita di Oriana Falliaci, ha raccontato, con la stessa passione seria, la vita di Cristina Campo, e ancora prima una serie di americane avventurose, tra cui Dorothy Parker, Anne Sexton, Margaret Sanger, entrando nella loro opera ma anche nella vita dei giorni, nei tormenti e nella ricerca, spesso impossibile, di una felicità.
Sono tutte donne, finora: in questo ultimo libro Cristina Campo si è infilata nelle storie di venti donne del Novecento che hanno cambiato i codici dell’esistenza, nella creazione artistica e nel modo di pensare se stesse e di buttarsi nel mondo.
Nina Simone, che negli anni Quaranta negli Stati Uniti, sul palco davanti al pianoforte, ha incrociato le mani dietro la schiena e ha detto che non avrebbe suonato finché la maschera non avesse restituito ai suoi genitori, neri come lei, il loro posto in prima fila. E invece di diventare una pianista classica ha inventato un nuovo modo di fare musica, che nessuno era in grado di definire, e ha ballato nuda sui tavoli, ha avuto gli uomini che voleva, ma è stata arrabbiata sempre (“io sono una donna dalla pelle nera in un paese dove puoi essere ucciso solo per questo motivo”).
Niki de Saint Phalle (foto d’apertura), nata a New York nel 1930, apparentemente aveva tutto: bella, ricchissima, di talento, e soprattutto ribelle: “Corri per salvarti la vita! Dove? Lontano! Molto lontano!”. Le sue sculture, le Nanas, hanno riempito il mondo e l’hanno fatta ammalare ai polmoni, ha avuto molti amanti e ha raccontato in un film la violenza che subì dal padre a 12 anni, ma interrogandosi: chi ha violentato chi?
Clarice Lispector ha cambiato la letteratura, riuscendo a immedesimarsi in una blatta, in un armadio, in una rosa e riempiendo ogni stanza dei suoi pensieri, travolgendo ogni essere umano con l’incendio che la divorava da dentro.
Donne bellissime, affascinanti, impossibili da dimenticare, impossibile non innamorarsene, amatissime anche dalle donne: l’attrice Talullah Bankhead, che un giorno incontrò un amante al braccio della moglie e gli disse: “Che succede tesoro? Non mi riconosci con i vestiti addosso?”. Una sera, prima che iniziasse un party, iniziò l’elenco dei suoi amanti, ma al numero centottantacinque fu interrotta dall’arrivo degli ospiti, negli anni tra le due guerre mondiali. E Nahui Olin, modella, pittrice, poetessa e compositrice, la donna più scandalosa di Città del Messico, la prima a indossare, negli anni Venti, qualcosa che assomigliava a una minigonna, e a posare nuda, e far piangere i bambini solo con la forza del suo sguardo verde. Marguerite Duras, che per tutta la vita ha rivendicato l’amore anarchico. “Tradivo sempre gli uomini con cui vivevo. Questo mi ha salvato”. E tutte le altre, che hanno amato donne, uomini, figli, sono state immensamente felici e totalmente disperate, ma sempre con la loro vita stretta in mano, anche quando era troppo presto, sempre con un’incrollabile, e quindi allegra, idea di libertà.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845