Bona, la bella e sventurata prigioniera di Abbiate

Milano

Milano 8 Giugno – Francesco Sforza, duca di Milano, desiderava rafforzare i rapporti con la Francia e propose a Luigi XI di mediare il matrimonio del suo primogenito Galeazzo Maria Sforza con Bona di Savoia. Bona, undicesima figlia di Ludovico di Savoia e sorella di Carlotta sposa di Luigi XI, era cresciuta presso la corte francese giacché a soli 13 anni era rimasta orfana. Le trattative si rivelarono complesse giacché in quel tempo i Savoia erano ostili agli Sforza: furono le pressioni di Luigi XI a spingere infine i Savoia ad acconsentire al matrimonio di Bona con uno di loro.

Galeazzo Maria, che aveva già annullato due precedenti contratti matrimoniali con i Gonzaga, sapeva bene che i matrimoni combinati possono riservare delle brutte sorprese; e lui desiderava accanto a sé una moglie che lo onorasse non solo con il nome di un lustre casato, ma anche con la sua avvenenza. La bellezza di Bona era nota; ma Galeazzo Maria volle accertarsene di persona; dunque, prima del matrimonio, inviò presso la corte di Francia un pittore affinché la ritraesse. Quando infine vide il ritratto, Galeazzo Maria dovette ammettere che la sua promessa sposa bella lo era davvero. Quando infine la giovane giunse a Milano, non piacque solo a lui, ma anche a tutti quanti i milanesi che si auguravano soprattutto che riuscisse a far mettere la testa a posto a quel loro duca prepotente e donnaiolo.

I due sposini non persero tempo, ed entro l’anno, nacque l’erede del ducato di Milano che chiamarono Gian Galeazzo. Questo loro primogenito nacque presso il castello di Abbiate, cioè l’odierna Abbiategrasso, residenza estiva che i duchi di Milano concedevano per tradizione quale dono di nozze alle proprie mogli. In una delle sale del castello è stata incisa la data di nascita di Gian Galeazzo: “20 giugno 1469”.

Purtroppo, il matrimonio di Bona terminò il 26 dicembre 1476 con l’assassinio di Galeazzo Maria. Bona fu proclamata reggente in nome del figlio Gian Galeazzo che aveva appena otto anni ed era stato posto sotto la tutela del Segretario Ducale Cicco Simonetta. Sia la posizione di Bona che quella di Cicco Simonetta furono contestate dai fratelli del defunto duca che cercarono di estromettere entrambi. Sventato il complotto, Cicco Simonetta fece esiliare i cognati di Bona, ma la rivalsa di uno di loro, Ludovico detto il Moro, non si fece attendere: allestì un esercito col quale invase il ducato.

Ludovico il Moro

Le disgrazie che piombarono sulla testa di Bona non furono causate però tanto dall’abilità militare di Ludovico il Moro, quanto dalla progressiva caduta in disgrazia di Cicco Simonetta. Bona, infatti, vedova giovane e piacente, aveva intessuto una relazione sentimentale con un cameriere, un certo Antonio Tassino, nemico personale del Simonetta che non vedeva di buon occhio la loro relazione. Fu per favorire il suo amato Antonio che Bona si riconciliò con il cognato e Cicco Simonetta fu sostituito da un nuovo Cancelliere Ducale .

Ludovico il Moro però non si limitò a ridimensionare l’autorità di Cicco Simonetta, ma accentrò tutto il potere nelle proprie mani lasciando a Bona una sola parvenza di autorità.

Il 7 ottobre 1480 Ludovico il Moro fece rinchiudere il piccolo Gian Galeazzo nella Rocchetta, la zona più interna del castello di Milano, e Bona fu sottoposta a crescenti pressioni psicologiche che miravano a farla rinunciare alla reggenza. Così, infine partì per il castello di Abbiate (Abbiategrasso) con un seguito costituito principalmente da spie del Moro.

Bona sperava forse di poter raggiungere in qualche modo la Francia e chiedere aiuto; ma Ludovico il Moro, temendo che i Savoia o il re di Francia la usassero come arma contro di lui, la bloccò ad Abbiate sotto sorveglianza. Partita la madre, il piccolo Gian Galeazzo firmò un documento con cui proclamava suo tutore lo zio a discapito della genitrice.

Castello Visconteo di Abbiate (Abbiategrasso)

Bona rimase prigioniera del cognato ad Abbiate per i successivi quindici anni. Il trattamento riservatole indignò i Savoia suoi parenti, ma anche Luigi XI di Francia. Mentre lei era prigioniera dell’odiato cognato, quest’ultimo si fece proclamare duca al posto di suo figlio. A favore di Ludovico il Moro si può sostenere che seppe portare a Milano il fasto del Rinascimento.

Con il tempo, fu anche concesso a Bona di uscire dal suo isolamento: ad esempio, quando Gian Galeazzo sposò Isabella d’Aragona, lei era presente al matrimonio del figlio e forse anche a quello dei minori. Fu anche al fianco di Gian Galeazzo quando morì a Pavia, forse avvelenato, il 21 settembre del 1494.

Quando finalmente Bona riuscì a informare il re francese del suo stato di prigioniera, quest’ultimo ottenne di farle raggiungere la Francia. Non trovandosi però Bona a suo agio presso la corte francese, chiese e ottenne dal nipote Filiberto II di Savoia asilo nella patria d’origine. Le fu concesso un feudo a Fossano, dove morì dimenticata da tutti il 17 novembre 1503.

Per secoli si disse che il fantasma di Bona vagasse nelle stanze del Castello di Fossano, giacché nessuno sapeva con certezza se e dove il corpo della duchessa fosse stato sepolto. Oggi, però, c’è chi è pronto a dimostrare di averne ritrovato i suoi resti.

.

Michela Pugliese

Tratto dai libri “All’ombra del castello” e “Messer Cicco milanese eccellentissimo” di Michela Pugliese

Sito: gocciadinchiostro.wordpress.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.