Il Comitato Residenti del Lazzaretto a Repubblica: basta col politically correct, qui è un far west

Milano

Milano 10 Giugno – Il Comitato residenti del Lazzaretto intende contestare integralmente la tesi sostenuta dall’articolo, firmato i.c., apparso sulla cronaca milanese dell’edizione di ieri. Intende anche raccontare la propria versione dei fatti, facilmente riscontrabili, auspicando che a tale racconto venga dato lo stesso spazio sulla testata.

Nessuna movida responsabile, nessuna buona pratica: la situazione in via Lecco  è totalmente fuori controllo e ormai è debole la speranza di un intervento serio delle istituzioni che, invece, avrebbero gli strumenti per intervenire, visti anche i poteri del Sindaco di emettere ordinanze esecutive. I locali firmano un protocollo che poi non sono in grado di rispettare, l’ Amministrazione ha un comportamento connivente con la movida, confondendo  l’idea di città viva con l’idea di far west. Il problema sta diventando un’emergenza: rischi per la salute dei residenti, privati ripetutamente del riposo e del sonno, degrado della via, dove un luna park senza regole a cielo aperto fa sì che vengano ignorate le regole più basilari della convivenza civile e del rispetto. E della legalità! E tutto in nome di cosa? Del business di pochi? Del politically correct? Delle lobby che contano perché sono mediaticamente più forti?

Le vittime sono i cittadini, quelli che hanno deciso di vivere in questo quartiere, che hanno acquistato case super tassate, che pagano servizi civici in cambio di nulla, che votano gli amministratori che poi non li ascoltano, che vorrebbero condurre un’esistenza tranquilla (almeno dormire) e non è più concesso.

E, infine, la beffa: la stampa dà spazio al politically correct e alle lobby, raccontando una finta verità. L’ultima è quella di ieri: un protocollo tra locali ha fatto il miracolo, spazzando via ogni questione e mettendo d’accordo tutti. Ma i giornalisti non dovrebbero dare spazio solo a fonti attendibili? Non dovrebbero verificare la correttezza di quello che scrivono?

Noi residenti siamo certamente una fonte attendibile, perché non abbiamo secondi fini e nessun padrone da accontentare. Invitiamo i giornalisti a venire la sera in via Lecco, a stare con noi nelle nostre case dove, in queste sere, come da un paio di anni e nonostante il patto tra i locali, si sta barricati con le finestre sprangate per difendersi dal vociare fuori controllo, dai comportamenti sguaiati di chi crede che sia un unico Carnevale, dalla musica spesso fuori controllo. Li invitiamo anche a dormire da noi un paio di sere per capire quanta esasperazione si prova all’ennesimo urlo, all’ennesimo salto di volume della musica, alla costante impossibilità di far uscire le pattuglie per sgomberare la via e rientrare a casa con la propria auto.
Infine, li invitiamo a fare colazione: vengano la mattina a casa nostra e vedranno un tappeto di schifezze lasciate per strada e spazzate via quasi sempre solo grazie al buon cuore di portinai esasperati.

Chi non volesse accettare l’invito, potrà facilmente riscontrare il tutto grazie alle numerose immagini e filmati della zona, alle perizie acustiche già effettuate e che hanno dato riscontri impressionanti. Tutto quello che raccontiamo è super documentato.

Ora rilanciamo la palla a voi giornalisti, a voi che dovreste fare informazione con lo spirito libero dell’osservatore e del narratore, rendendoci disponibili a tutti gli approfondimenti del caso.

Elena Montafia
Presidente Comitato Residenti del Lazzaretto.

1 thought on “Il Comitato Residenti del Lazzaretto a Repubblica: basta col politically correct, qui è un far west

  1. Il degrado, il vandalismo la possibilità di non avere nessuna regola da parte dei locali… da anni , compreso il fatto di potere andare avanti fino alle 5 di mattina sui bastioni. Che altro dire !!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.