Milano 11 Giugno – Partiamo dalle basi, Airbnb è un sito dove chiunque può affittare una camera della propria casa a turisti provenienti da tutto il mondo. È stata una rivoluzione che ha aperto le nostre città ad un turismo di massa mai visto negli anni precedenti. Ottimo, tutto funzionava bene, soprattutto a Milano. Di media una famiglia, affittando anche stanze della prima casa poteva fare 1700 euro, una mensilità in più. Però, ovviamente, in questo business lo Stato non ci guadagnava. E questo non andava affatto bene. Airbnb, che non è composta di idioti, ha fiutato nell’aria la fregatura e, per non fare la fine di Uber, si è seduta attorno ad un tavolo ed ha fatto la domanda eterna. Quella che, dalla corrente Andreottiana alla terza Repubblica riecheggia costante dalle Alpi a Lampedusa: A’ Beppe, che te serve? E Beppe, reduce dai successi economici, gli ha buttato là un due euro a cliente. La piattaforma, immediatamente, si è fatta carico di 1. esigere il denaro 2. rendicontarlo e 3. girarlo al Sindaco ed al Comune. Il gettito previsto è di due milioni di euro, Palazzo Marino è felice, il sito internet è felice, la Repubblica (il giornale, non l’istituzione) è felicissima. I proprietari vedono sempre (parrebbe) gli stessi soldi. L’opinione dei turisti non è richiesta. Ed allora perché si tratterebbe di un furto? Per tre ordini di motivi, che di solito si preferisce tacere:
- Vi siete mai chiesti cosa ottiene in cambio di questo obolo Airbnb? Oppure credete che lo facciano per senso civico? Suggerimento: no, non lo fanno per quel motivo. Sia chiaro, nulla di quanto dirò è illegale, né punto né poco. Però è di sicuro illegittimo in un’ottica di mercato puro. Iniziamo: i nostri paladini della sharing economy hanno due problemi. Il primo è che lo Stato li guarda famelico. Il secondo è che quello che vendono può essere facilmente copiato, quindi da dietro spinge una massa di piccoli competitor che, come un branco di pirahna rischia di mangiarsi il bue. Come fregare i pescetti, allora? Beh, se io divento legale ho diritto ad essere separato dagli altri. Posso dire che io sono in regola, loro no. Che io sono ufficiale, sicuro e controllato. Che io sono in regola. Ma soprattutto, se qualcuno di questi piccolini dovesse mostrare denti affilati potrei segnalare al comune che, se cado io, loro perdono soldi. E quindi accedere, legalmente, all’uso della forza per far tacere concorrenti scomodi. Tutte cose già viste e sentite. E che faranno diminuire l’efficienza di Airbnb, che ha appena trovate un modo efficientissimo di battere la concorrenza senza fatica alcuna.
- Due milioni di euro l’anno sono noccioline per il Comune. La cifra vi sembrerà enorme, ma è un’illusione ottica. E viene usata per farvi credere che Sala abbia fatto l’affare della vita. Ma non è così.
- Il danno collaterale principale lo pagheranno i piccoli affittacamere, che rischiano di subire un 20% di aumento a notte senza alcun corrispettivo. Come al solito a rimetterci saranno i meno abbienti, che di quei soldi avevano, effettivamente, bisogno. Perché l’economia di condivisione va bene, ma solo finché condividi via Montenapoleone. In ogni altro caso dovete morire male.
Quindi, per ricapitolare, non sarà un furto ai danni della multinazionale, ma lo è ai danni del mercato. Cioè, per essere chiari, di tutti noi.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,