La Marina militare libica caccia le Ong: «Parlano con gli scafisti»

Esteri

I libici intimano alle navi dei volontari di andarsene e riportano indietro 570 migranti. Poi l’accusa: «Intercettate telefonate coi criminali!»

Milano 12 Giugno – Adesso lo dice anche la Marina militare libica: tra le navi delle organizzazioni umanitarie e i barconi carichi di migranti ci sono contatti prima delle operazioni di salvataggio.

L’atto di accusa è del portavoce della Forza armata di Tripoli, l’ammiraglio Ayoub Amr Ghasem. Alcune Ong «sembrava che aspettassero i barconi per abbordarli». L’ammiraglio si riferisce a quanto accaduto due giorni fa in prossimità delle acque territoriali libiche, quando la Marina di Tripoli ha intimato alle navi delle organizzazioni umanitarie di allontanarsi dall’area e di non schierarsi in attesa dei gommoni. Il risultato è che 570 migranti sono stati riportati indietro. In quel momento le Ong presenti con proprie navi nella zona incriminata erano Medici senza frontiere, Open Arms, Jugend Rettet e SeaWatch. Msf respinge gli addebiti: la nave Prudence ha effettuato soccorsi «sotto il normale coordinamento della Guardia costiera italiana», senza «contatto con la Guardia costiera libica».

Il report della Marina riferisce quanto accaduto davanti alle acque di Zawiya, a ovest di Tripoli: cinque gommoni e due pescherecci con 570 uomini a bordo intercettati dalla Guardia costiera locale. Operazione nel corso della quale dalla costa sarebbero stati sparati colpi d’arma da fuoco da parte dei trafficanti, provocando la morte di un migrante e il ferimento di altri due.

È in questo contesto che la Marina di Tripoli lancia le sue accuse alle Ong. Nel corso delle indagini su quanto accaduto, i militari libici hanno accertato che «chiamate wireless sono state rilevate, mezz’ora prima dell’ìndìvìduazìone dei barconi, tra organizzazioni internazionali non governative che sostenevano di voler salvare i migranti illegali in prossimità delle acque territoriali libiche».

Lo stazionamento delle navi delle Ong davanti alle coste «accresce il numero di barconi di migranti illegali e l’audacia dei trafficanti di esseri umani». Trafficanti che «sanno bene che la via verso l’Europa è agevole grazie a queste Ong e alla loro presenza illegittima e sospetta in attesa di poveri esseri umani». Identiche accuse erano state lanciate, un mese fa, dalla Guardia costiera.

Parole che in Italia hanno l’effetto di rilanciare, dopo la conclusione dell’indagine conoscitiva della commissione Difesa del Senato, le polemiche sul ruolo delle Ong nel flusso di migranti nel Mediterraneo. Al 9 giugno, erano 61.282 i migranti sbarcati sulle nostre coste: oltre 23% in più rispetto allo scorso anno, con 1.788 morti o dispersi.

Numeri destinati a crescere: ieri un gommone diretto in Italia è affondato a 60 km ad est da Tripoli provocando otto morti e almeno 100 dispersi, mentre la stessa nave Prudence, di Msf, è in navigazione verso Palermo con a bordo altri 726 migranti. In tutto, ieri, sono state tratte in salvo 1.650persone.

Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia, su Twitter denuncia che ci sono quattro Ong – SeaWatch, Iuventa, seaEye e Seefuchs – che stazionano «esattamente a 12 miglia nautiche dalle coste libiche». E sono «tutte al largo di Zuwara, località sulla costa libica dalla quale tutto il mondo sa che partono i canotti monotubolari». Sea Watch, in particolare, in un tracciato nautico appare sulla stessa linea del confine delle acque territoriali. Per Romani è la prova che le Ong «in commissione Difesa hanno raccontato solo bugie». In forza delle audizioni, il 16 maggio il Senato aveva approvato una relazione nella quale, pur censurando i corridoi umanitari creati ad hoc dalle Ong, si escludeva la collusione tra associazioni non profit e trafficanti. Ora «il governo «si scusi col procuratore di Catania (Carmelo Zuccaro, ndr) che per primo ha avuto il coraggio di denunciare i comportamenti sospetti di alcune Ong», affonda Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. «Queste Ong svolgono un’azione criminale e illegale che danneggia l’Italia», rincara la dose Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato (FI). Matteo Salvìni, leader della Lega, se la cava con un tweet: «Applausi alla Marina libica che respinge le navi delle Ong pro-invasione. Meglio i libici dei Pdioti».

Tommaso Montesano  (Libero)

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