Venerdì 16 in via La Marmora 24, dalle ore 18, verrà presentato il libro “Margaret Thatcher Leadership e libertà” di Riccardo Lucarelli, Presidente di Rete Liberale. L’autore è uno dei, pochi, veri liberali rimasti sulla scena culturale di questo paese. Lo dico con un minimo di mestizia, ma è così. L’onestà andrò di moda, urlavano i Grillini prima del caso Morra. La Libertà tornerà in auge, vorremmo gridare noi pochi, noi (in)felici pochi, noi manipolo di fratelli. Perché della terza grande rivoluzione industriale, iniziata negli anni 80 e conclusasi con la grande crisi finanziaria, ormai non è rimasto nulla. Per questo opere come questa sono fondamentali. Ci aiutano a ricordare ed a comprendere e nessuna delle due cose è inutile. Non ci credete? Eppure la storia di Margarete Thatcher è paradigmatica. Ecco, in breve, tre punti che rendono infinitamente attuale la sua epopea:
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Oggi in Italia soffriamo una esondazione dello Stato. Rotti i naturali argini ormai ci ritroviamo regolazioni ovunque. In molti hanno perso ogni speranza. In molti, ma non tutti. E quei pochi ricordano come, nell’Inghilterra del 1979, anno di elezione della Lady di Ferro, lo Stato fosse addirittura più invadente che da noi attualmente. Erano sotto il controllo pubblico le maggiori imprese, la sanità, il trasporto, le famigerate miniere. Si poteva vivere un’intera giornata senza mai distaccarsi dallo Stato. Oggi noi viviamo una situazione differente, dove formalmente i prodotti li fanno i privati, ma, di fatto, i guadagni li incamera il Leviatano. Se nell’Inghilterra del secolo scorso l’ingerenza, nell’Italia di oggi è sottile e pervasiva. Ma il concetto è il medesimo. Si parte dall’idea che dell’individuo non ci si può fidare, perché solo lo Stato salva. Di Battista, proprio ieri, diceva che i 5 stelle sono gli individui che si fanno Stato. Ed è agghiacciante. Ma come la storia ci insegna, questi processi sono reversibili, con leader come Margarete, naturalmente. Il nostro problema è proprio la mancanza di figure di quella statura.
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Ogni volta che andiamo a votare ci sembra che non serva a nulla. Che siano tutti uguali. Ecco, nell’Inghilterra di inizio anni 80 non c’era questa sensazione. C’era la matematica certezza che i due partiti, in Economia e sulle materie fondamentali, perseguissero la stessa politica di fondo. Detta Consensus. I Laburisti portavano avanti una politica socialista in cui lo Stato vinceva sull’individuo in nome del bene comune. I Conservatori pensavano che la gente comune, lasciata a se stessa, averebbe fatto disastri. Per cui propugnavano un dominio dello Stato sull’individuo. In definitiva, non esistevano alternative all’orizzonte. E la cosa era desolante, come ammettevano tutti. Finché. Finché la figlia di un droghiere non si alzò in piedi e disse che no, non c’era ragione perché l’individuo dovesse essere sottomesso. Il finale lo conosciamo tutti.
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All’epoca l’Europa come Super Stato sembrava inevitabile. Si parlava addirittura di strutturarla con Camera, Senato e Governo. Se già oggi l’UE ci appare invadente, provate ad immaginare come sarebbe diventata. Ecco, la baronessa disse tre volte no. E se oggi non dobbiamo pagare due Stati, invece che uno, lo dobbiamo a lei. A dimostrazione che un’altra Europa è possibile.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,