Gli islamisti sentono che siamo deboli e che ci possono distruggere.
Milano 14 Giugno – “L’unico uomo che ho mai conosciuto e la cui ambizione era di fare l’attentatore suicida era un detenuto presso la prigione britannica dove lavoravo come medico negli anni Novanta e Duemila. Era un criminale di carriera dalle propensioni molto brutte di padre arabo e madre inglese. Aveva raggiunto i trent’anni, l’età in cui i criminali si allontanano di fatto dalla criminalità in favore di qualcosa di migliore, nel suo caso l’uccisione di quanti più infedeli possibili, insieme a se stesso”. Così Theodor Dalrymple, pseudonimo dello psichiatra inglese Anthony Daniels, sul Wall Street Journal. “Nella prigione c’era molto più evangelismo islamico che cristiano. Trovavo corsi e opuscoli islamici nei cassetti, messi lì da non si sa chi, ma mai Bibbie né opuscoli cristiani. Il problema per i servizi di sicurezza è che non esiste un profilo invariabile, sociale o psicologico, del terrorista musulmano. Né c’è una leva economica che possa essere tirata in modo che , con le migliori prospettive materiali, i giovani musulmani vengano meno attratti dal terrorismo. Ci sono, è vero, terroristi disperati e senza speranza, ma ci sono anche medici e professionisti. Nulla impediva al bombarolo di Manchester di avere una carriera normale o addirittura di grande successo.
Come ha affermato giustamente il primo ministro Theresa May dopo le atrocità più recenti a Londra, ciò che i terroristi hanno in comune è un’ideologia. Un’ideologia, quantunque stupida, non è facile da distruggere”. Dalrymple a questo punto ricorda che “una cosa ovvia da fare sarebbe quella di soffocare i finanziamenti stranieri di tante attività islamiste in Gran Bretagna. Invece, siamo entrati in quello che un mio amico olandese chiama ‘appeasement creativo’. Le autorità fanno concessioni ancor prima, si sospetta, che ci siano state richieste. Così, una biblioteca pubblica a Birmingham, una delle più conosciute, ha installato tavoli per donne, un eufemismo che indica solo le donne musulmane. L’aeroporto di Birmingham ha messo a disposizione una stanza per le wudu, le abluzioni musulmane prima della preghiera.
Nessun’altra religione è accolta in questo modo (né dovrebbero esserlo a mio avviso), quindi l’impressione è inevitabilmente che l’islam sia in qualche modo favorito o privilegiato. Ancora una volta, sarebbe difficile scoprire se le autorità hanno ricevuto analoghe richieste. Questo non è solo un problema locale. Molti aeroporti europei ora dispongono di una stanza per la ‘meditazione’. L’icona utilizzata per indicarla quasi sempre ha una connotazione islamica.
Da tutto questo – conclude Dalrymple sul Wall Street Journal – i terroristi ricavano l’impressione di vivere in una società debole che sarà facile distruggere. Percepiscono la nostra come una società di orsacchiotti e di candele: loro uccidono, noi accendiamo candele”.
Scrive il Wall Street Journal (5/6) da il Foglio
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845