Milano 15 Giugno – I bambini hanno fame. Imparano in fretta la strada della misericordia che porta alle mense della povertà. Con naturalezza socializzano con i clochard, quasi fosse il loro un modo di vivere senza alternative. Sono bambini dimenticati, disperati che avrebbero mille diritti e mille attenzioni. Chi ha mai censito i bambini poveri? Chi ha mai verificato dove e come vivono? Majorino, Sala quale orizzonte guardano? La fame non ha colore, ma la fame dei bambini ha l’amarezza di una profonda ingiustizia e insensibilità sociale. Il Corriere denuncia “Soprattutto i bambini. Soprattutto stranieri e spesso non accompagnati. L’emergenza continua ed è certificata da più parti: padre Maurizio Annoni, storica guida dell’Opera San Francesco, ammette che «una volta ai nostri servizi mensa o doccia avevamo al massimo 5-6 minori. Oggi arriviamo a contarne 50-60». Rilancia l’allarme Valerio Pedroni, responsabile della Fondazione Padri Somaschi: «Sempre più bambini arrivano con i genitori o anche da soli per salvarsi dalla fame e dalla guerra, ma le politiche nazionali riservate a loro sono insufficienti». Il Comune intanto si occupa di 1.250 bambini stranieri non accompagnati, ricorda Claudio Minoia, direttore del settore Politiche sociali. E poi, non è neppure finita lì. Perché la povertà colpisce anche i bambini italiani: la Fondazione Banco Alimentare in Lombardia aiuta 209 mila persone (delle 670 mila stimate in povertà assoluta) con la rete di raccolta e distribuzione del cibo. Un terzo di questi sono minori e uno su tre di questo sottogruppo appartiene alla fascia 0-5 anni: neonati e bimbi che non hanno il latte e gli alimenti necessari per crescere sani. Sono stranieri, certo, ma anche italiani che vivono in famiglie disgregate o monogenitoriali e, comunque, indigenti.
Occasione per lanciare, di nuovo, l’allarme è stata martedì la presentazione del Bilancio sociale di Opera San Francesco. Un’impresa monumentale di bene che fa della trasparenza (e di un bilancio ormai imitato da molti in Italia, come ha sottolineato il professor Marco Grumo dell’Alta scuola di Impresa e Società della Cattolica) un «punto fermo». I numeri del 2016: 25.162 persone hanno avuto accesso ai vari servizi (mensa, docce, guardaroba, housing, poliambulatorio, medicine) e di queste l’11,7 è italiano. Se dessimo un valore economico alle prestazioni garantite, Opera San Francesco nel 2016 avrebbe pagato servizi per 12.832.549 euro. La garanzia è la solida rete sia di volontari (oltre 800) che di benefattori: le donazioni da privati hanno portato in cassa 7.295.764 euro e gran parte di queste risorse è spesa per i servizi diretti (5.461.073 euro) e quelli indiretti amministrativi (881.047 euro). Come dire che ogni euro entrato è stato fatto fruttare del 176 per cento. Dando dignità, non solo assistenza.
Olga Molinari