Milano 16 Giugno – La gattina notò l’insetto che svolazzava contro il vetro del balcone. Si trattava di una mosca che, percependo la trasparenza come assenza di barriera, impazziva nell’insistente e sconclusionato tentativo di oltrepassare il vetro guadagnando la libertà da quella prigione e da quella piccola predatrice che attendeva solo che si abbassasse all’altezza delle sue zampe per dare prova della sua abilità di cacciatrice. Non che la gattina non tentasse con piccoli salti di raggiungere la mosca in altezza; ma quest’ultima era certo avvantaggiata, avendo a sua disposizione un paio d’ali. La tal cosa faceva indisporre la gattina che, sedutasi, guardava spazientita la mosca ed emetteva brevi miagolii mentre agitava ritmicamente la coda, sbattendola con una certa forza da un lato all’altro, quale segno di nervosismo e aggressività.
Quando la mosca comprese che era più sicuro svolazzare in alto, evitando di abbassarsi oltre una certa quota, la gattina si arrese e si diresse verso la bolla di vetro nella quale nuotava sereno un pesciolino rosso: era determinata a vendicarsi su di lui del precedente insuccesso. Con un balzo, saltò sul mobile e si sedette a osservare il pesciolino che, avendo scorto il predatore, iniziò a nuotare nervosamente avanti e indietro nel minuscolo spazio a sua disposizione. Con il suo ritmico movimento, l’agitato pesciolino non faceva che stimolare ulteriormente lo spirito predatorio del felino che infine si avvicinò all’imboccatura della bolla e infilò una zampina nell’acqua sperando di arraffare con le unghiette aguzze la nuova vittima designata approfittando della posizione più favorevole e dello spazio di manovra più limitato della vittima. La natura però, che si beffa sia delle prede sia dei predatori fornendo i primi di ottime armi di difesa e i secondi di altrettante ottime armi di offesa, non aveva solo fornito la mosca di un paio di ali con cui poter svolazzare in ampi spazi sopraelevati, ma aveva anche fornito il pesciolino di un paio di pinne che lo facevano guizzare all’impazzata rendendolo un bersaglio inafferrabile. Infastidita dall’acqua che schizzava fuori dall’ampolla divenuta un piccolo campo di battaglia, la gattina ritrasse infine la zampina che iniziò a scuotere energicamente. Eliminata in tal modo la maggior parte dell’acqua che aveva inzuppato il suo pelo, si sedette nuovamente e iniziò a leccarsi la stessa zampina tra un’unghia e l’altra come a volerla consolare di non essere riuscita a portare a buon fine l’attacco infilzando il povero pesciolino rosso che continuava a guizzare impaurito nonostante la tregua. Poi si avvicinò nuovamente all’imboccatura dell’ampolla; ma questa volta ad attirarla non fu il pesciolino, bensì l’acqua che iniziò a bere di gusto infilando parte della testa all’interno del contenitore.
– Secondo te questa gattina ha sete, oppure cerca di prosciugare l’ampolla per catturare meglio il pesciolino? – chiesi attirando l’attenzione della nonna.
Lei, che fino ad allora era rimasta assorta sui fornelli ignorando la scena di terrore cui il povero pesciolino era stato protagonista, si voltò e vide il guizzare nervoso di quella virgoletta rossa che si era accostata il più possibile al fondo per allontanarsi dalla testa della gattina che aveva invaso il suo territorio, e accorse per sottrarlo al pericolo:
– Quante volte ti ho detto che questo pesciolino non si mangia e quest’acqua non si beve? – disse la nonna mentre afferrava l’ampolla con entrambe le mani per collocarla su un ripiano più alto del mobile sul quale sarebbe mancato alla gattina lo spazio necessario per accedervi con un balzo.
Poiché le era stata sottratta l’ampolla, la gattina iniziò a leccare l’acqua fuoriuscita sul mobile finché la nonna non intervenne con un colpo di spugna. Indispettita, lei alzò lo sguardo verso il luogo in cui era stata collocata l’ampolla, poi iniziò a emettere brevi miagolii come in precedenza aveva fatto con la mosca che considerava irraggiungibile. Un po’ impietosita e un po’ sedotta dall’atteggiamento della gattina, la nonna andò a prendere un topo di peluche e glielo porse in luogo del divertimento di cui era stata privata.
Mentre preparava la nostra cena, la nonna non dimenticò di provvedere anche per quella della gattina. Vidi che la trattava con ogni riguardo. Quando adagiò la ciotola a terra, la gattina abbandonò l’incommestibile topolino e si avvicinò per banchettare. Di certo apprezzava la cucina della nonna, cosa documentata dalla posizione ritta della coda con la punta ripiegata da un lato, indice di benessere e di piacere.
Dal libro ‘Dea di seduzione’ di Michela Pugliese
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