Per via di cose importanti, ieri è stato lanciato il bando definitivo per la nostra povera Milano. Altre mille biciclette in giro per la città, ma stavolta senza stalli. Ognuno le può o potrà prendere dove vuole e lasciarle dove vuole. A Singapore funziona benissimo. A Berlino pure. Qui pure, secondo il Sindaco. Anche se due dubbi due paiono aleggiare nella sinistra della gente che piace alla gente. Riporta Repubblica:
“Non toccheremo l’attuale servizio BikeMi, che ha 60mila abbonati l’anno e in aprile ha toccato il record di prelievi giornalieri, più di 23mila – ha detto il sindaco Beppe Sala -. Oggi abbiamo 4.600 bici, più mille a pedalata assistita. Nulla cambia ma riteniamo ci sia spazio per un servizio a flusso libero”. Il Comune confida che arrivino offerte da società che gestiscono questo tipo di servizio già all’estero e che intendono estendere il mercato anche all’Italia: “Nel mondo – ha concluso Sala – ci sono diverse società che stanno lavorando sul bike sharing senza stalli e la cosa è meno invasiva in termini di spazi”. Non mancano però le controindicazioni e proprio per questo si partirà in maniera graduale: il rischio molto alto di furti e la difficoltà di un recupero veloce dei mezzi lasciati in giro per la città. Il servizio dovrebbe costare di meno dell’attuale bike sharing e i costi sarebbero a carico dell’assegnatario.
Tre considerazioni sul perché, a modesto avviso di chi scrive, questa cosa finirà male:
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La prima considerazione più ovvia: a Milano i furti di biciclette sono talmente numerosi che le forze dell’ordine non sono nemmeno più particolarmente felici di ricevere le denunce. E quando lo fanno ci tengono ad essere precise su quanto scarse siano le possibilità di ottenere alcunché. E questo porta ad un curioso risultato: i furti di bici risultano in calo. Il che è, ovviamente, falso, ma risulta proprio così. D’altronde come misuro i reati? Con le denunce. Se queste calano, calano anche i primi. Pertanto nessuno sa di per certo quanto pericoloso sia lasciare in giro una bicicletta a Milano. Quindi, qualunque vettore faccia un’offerta, si dovrà basare su notizia imprecise. Vi lascio immaginare la precisione che ne nascerà. Su cosa si basa allora questo bando? Sull’asimmetria informativa. Non è detto che le società, straniere probabilmente, che parteciperanno abbaino una percezione del fenomeno corretta. Insomma, Beppe sta vendendo la fontana di Trevi? No, ma qualche somiglianza non è impossibile da vedere.
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A differenza delle macchine, le bici si vendono anche a pezzi. Quindi c’è un livello ulteriore di pericolosità che un antifurto non può risolvere. E tenete conto che se lasciare di giorno una bicicletta in alcune zone di Milano non è precisamente un’idea furba, figuratevi lasciarcela la notte.
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Voi quanti posti per lasciare la bicicletta, stile rastrelliera, ricordate di aver visto a Milano? Io quasi nessuna. Quindi, esattamente, dove andrebbero lasciate queste biciclette? E quanto costerebbe riempire, letteralmente riempire la città di rastrelliere? No, così per sapere…
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,