Milano- Italiani in rivolta: aumentano le moschee abusive in cantine e magazzini

Milano

Milano 18 Giugno – Si nascono dietro le loro insegne, che spesso portano la dicitura «centro culturale», ma altro non sono che luoghi di culto. Le «moschee » abusive, ormai, spuntano come funghi in ogni angolo di Milano. E con l’inizio del Ramadan il fenomeno non poteva che aumentare.
Chi paga maggiormente dazio per queste problematiche è il Municipio 2, visto che al suo interno sono ben 5 gli spazi censiti come «luoghi di culto irregolari». E segnalati a forze dell’ordine, assessori, prefettura e questura da parte del presidente di zona, il leghista Samuele Piscina. «Ma oggi non abbiamo avuto nessun riscontro. Le regole devono essere uguali per tutti: se questi locali non hanno i requisiti necessari bisogna intervenire per salvaguardare la sicurezza di tutti».

Il caso più emblematico è quello dello scantinato di via Cavalcanti 8, gestito dalla «Bangladesh Cultural and Welfare Association» che fa capo al Caim. Anche quest’anno sta facendo registrare disagi tra i residenti. «Molte donne hanno paura a rincasare la sera.Meno male che Sala aveva promesso di mettere fine a questa situazione» spiegano.
In viale Monza 50, tra Rovereto e Pasteur, c’è anche quella dell’Alleanza islamica d’Italia. I responsabili hanno più volte detto di non aver mai ospitato preghiere comuni, ma nel novembre 2015, tanto per intenderci, gli Emirati Arabi Uniti l’hanno inserita in una lista di associazioni bandite.
In via Padova, poi, c’è la Casa musulmana della cultura (civico 144) che nel gennaio 2016 aveva minacciato il Comune di  radunarsi in strada per pregare se non fossero partiti i lavori per la costruzione di una moschea.
E ancora, l’ultimo caso: un appartamento di uncondominio di via SanMamete 76, zonaAdriano, affittato ad un’associazione culturale iraniana che l’ha trasformato in un luogo di preghiera.

Infine, dall’altra parte della ferrovia, c’è l’associazione culturale Al Nur di via Carissimi 19. Luoghi di culto fantasma  non mancano anche nel resto della città. Uno dei casi più spinosi riguarda l’ex magazzino di un condominio di via Faà di Bruno, lo«SriLanka Islamic Welfare Center». Ogni venerdì, e col Ramadan ogni sera, si radunano cento persone a pregare. Nonostante le proteste dei residenti e l’attenta attività istruttoria del presidente del Municipio 4, il leghista Paolo Bassi, i fedeli di Allah continuano indisturbati a comportarsi come si trovassero in una vera moschea. «Ho scritto a Sala, ma non mi ha risposto. Mi auguro che si ponga fine a questo abuso» spiega Bassi.
Un paio di cerchi rossi sulla cartina della città, in fatto di luoghi di culto abusivi, vanno però tracciati anche all’interno dei confini del Municipio 9. Del caso di via Miglioretti 5, zona Affori, e della Asdu Onlus avevamo già scritto su Libero di giovedì. Una settantina di musulmani che, dall’inizio del Ramadan, occupa ogni sera il seminterrato del condominio, lasciando aperto il cancello dello stabile per permettere il viavai dei fedeli fino a mezzanotte.
Ma anche qualche chilometro più a sud, in via Zambelli, i residenti non se la passano meglio. Fuori da un ex magazzino a ridosso della ferrovia centinaia di islamici fanno addirittura la coda in strada, attendendo il loro turno per pregare. A seconda dell’affluenza se ne possono contare anche 400. «Parcheggiano auto ovunque, intasando il marciapiede», sbottano i residenti, preoccupati anche di veder scendere il valore degli appartamenti. «Non ci sono
vie d’uscita ed è concreto il problema sanitario. Ma il Comune non si è mai visto», spiega Gabriele Abbiati, ex consigliere di zona e candidato al Comune in quota Lega. (Libero)

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