Sala: prima paga per cancellare i graffiti, poi non dice nulla quando vengono esposti. In tribunale

Milano

Milano 21 Giugno – La denuncia viene dal Consigliere Regionale Riccardo De Corato, che fa notare l’evidente follia di questa doppia morale:

Altri 200mila euro per la rimozione dei graffiti dagli stabili comunali, parte di un contratto di appalto di 683mila euro: in una determina dirigenziale si legge quanto spendono i milanesi per pulire i muri. Peccato che parallelamente il Comune da anni inviti e finanzi quelli che chiama “street artist” e che proprio ieri uno di loro è stato addirittura invitato a fare un suo lavoro in tribunale. In questo modo il messaggio che viene dato è poco chiaro. Perché i cittadini spendono soldi se poi chi dovrebbe combattere i graffiti non usa il pugno di ferro? La città è imbrattata e per debellare questa piaga ci vorrebbe una guerra totale da parte di Comune e Magistratura, a cui solo andrebbe affiancata la pulizia dei muri. E’ inutile pulire se nessuno punisce i responsabili. Sotto l’amministrazione di centrodestra c’era addirittura un pool anti-graffiti, coordinato dal sostituto procuratore Riccardo Targetti. Adesso invece vengono a Milano addirittura dall’estero per imbrattare muri e metropolitane. Dopo gli inviti e gli incentivi ai graffitari dell’amministrazione di centrosinistra negli scorsi anni, ieri è arrivata la resa delle istituzioni, dato che per la prima volta in Italia uno “street artist” è entrato in Tribunale non da imputato ma da invitato. I mezzi per debellare questa piaga ci sono e l’articolo 639 del codice penale è chiaro sugli imbrattamenti, ma le istituzioni danno un colpo al cerchio e uno alla botte senza prendere una posizione netta e dura contro il fenomeno”.

Possiamo anche chiamarla arte, ma d’altronde qualcuno potrebbe dire che correre ai duecento all’ora sia solo sport o che far sporcare al cane nei parchi sia fertilizzare. Possiamo chiamarla come vogliamo. Può persino essere d’artista. Ma sempre quello rimane.

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