Il referendum sui Navigli, un diversivo per coprire il nulla

Fabrizio c'è Milano
Milano 22 Giugno – In assenza di qualcosa di concreto da presentare, Beppe Sala sceglie il giorno in cui fa un anno da Sindaco per rilanciare: faremo  un referendum e poi riapriremo il Naviglio.
Pare veramente fumo negli occhi. Un modo per coprire il nulla fatto e un modo per risvegliare un entusiasmo che non c’è mai stato attorno a lui, nemmeno da chi votava a sinistra.
Innanzitutto va ricordato che un referendum per riaprire il naviglio c’è stato nel 2011. Peccato che il suo predecessore Pisapia e lui stesso non abbiano mosso un dito per 6 anni.
Poi ci sono tante domande da porsi: come farà un’amministrazione che è in ritardo sulla Linea 4 e su ogni altra opera pubblica (pensiamo al Palalido) ad avventurarsi in un’opera faraonica come la riapertura? Un Comune che non riesce a tappare le buche delle strade e a liberare i tombini, in quanti secoli potrà realizzare una così complessa opera idraulica ? Dove si troveranno i tanti soldi necessari, visto che ancora bisogna trovare quelli per le periferie, le case popolari o per l’area Expo?
Questo dei Navigli appare proprio un modo per distrarre il popolo. Non è in assoluto una brutta idea, ma affiniamo i progetti, individuiamo un metodo modulare e soprattutto evitiamo studiamo bene le soluzioni viabilistiche.
Ad affidare a Sala e Granelli opere di questo genere c’e’ il rischio di non vedere mai  il  Naviglio riaperto ma di rimanere intrappolati nel caos del traffico generato da dilettanti allo sbaraglio.

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