Niente Mozart, Beatles o Mina: gli animali hanno altri ritmi. E c’è chi compone per loro
Milano 23 Giugno – Le persone che possiedono animali domestici sono da sempre portati a umanizzarli, aspettandosi da loro comportamenti tipici del genere umano e attribuendo al loro stile di vita caratteristiche inesistenti. Esempio classico di questa situazione il cane che improvvisamente fa la pipì in casa e lo ha fatto «per dispetto», mentre poi salta fuori che aveva un grosso calcolo in vescica. Allo stesso modo chi ama un certo tipo di musica, pensa che il cane o il gatto di casa abbiano lo stesso tipo di gusto nei confronti delle composizioni che suscitano in loro mozioni profonde. Di fronte a un cane che soffre di ansia da separazione, ovvero si mette a ululare quando tutti escono di casa, molti pensano che accendere la radio e sintonizzarla su un canale che diffonda solo musica classica possa rilassare il suo sistema nervoso. Niente di più sbagliato. «Abbiamo la tendenza molto umana a proiettare, sugli animali, le nostre emozioni e supporre che essi apprezzeranno quello che piace a noi» ha scritto Charles Snowdon, un’autorità sulle preferenze musicali degli animali. «La gente che ama Mozart, pensa che anche il loro cane amerà la musica del grande compositore austriaco. Se gli piace la musica rock, pensano che il loro cane possa stravedere per i Beatles o i Rolling Stones».
Altre persone pensano che la comprensione della musica sia un fenomeno esclusivamente umano, mentre le ricerche degli ultimi decenni dimostrano che gli animali hanno la capacità di percepire e mostrare gradimento per certi tipi di musica che però sono ben lontani dai nostri standard classici, a parte le vacche da latte con le quali condividiamo un buon «orecchio» visto che producono un latte migliore se ascoltano Mozart o Beethoven. Snowdon, studioso di comportamento animale presso l’Università del Wisconsin, ha scoperto che gli animali apprezzano la musica con un metro completamente diverso dal nostro, che è specie specifico e batte con ritmi che si adattano alla frequenza del battito cardiaco di ogni specie, oltre che all’estensione dei suoni percepibili. Così le nostre ardite scale musicali, i nostri tempi battuti dalla bacchetta del direttore d’orchestra, risultano incomprensibili a quasi tutte le altre specie animali, lasciandoli, per lo più, indifferenti.
Gli animali che hanno frequenze cardiache diverse dalla nostra e apprezzano estensioni vocali elevate o molto basse contemplano perplessi la radio senza mostrare alcun segno di interesse, magari davanti alla VII di Beethoven o a Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Questa tristissima (per loro) ma certa regola, ha indotto Snowdon a lavorare con il violoncellista David Teie per comporre musica su misura per le loro orecchie. Hanno iniziato nel 2009 con piccole scimmie, individuando note e ritmi vicini alloro veloce battito cardiaco, che le facevano eccitare.
Si sono poi indirizzati sui gatti che sono piuttosto refrattari alla nostra buona musica. Perché rizzino le orecchie necessita una musica a loro misura, basata sul loro modo di comunicare, sulle frequenze usate nelle vocalizzazioni, sulle fusa e sul ritmo cardiaco. Teie, assieme alla America’s National Symphony Orchestra ha inciso due CD di musica per gatti distribuiti dalla Universal Music. Li potete acquistare su Amazon per meno di 9 dollari. Che poi piacciano anche al vostro gatto, questo non lo possiamo garantire. De gustibus.
I cani sono gli ossi più duri da studiare. Alcuni di loro sembrano rispondere emotivamente alla musica umana, altri la ignorano e la spiegazione potrebbe essere nel vasto numero di razze e incroci esistenti. Di una cosa Snowdon è certo: gli animali hanno l’orecchio assoluto, ma non quello «relativo», che invece possediamo noi e permette di apprezzare lo stesso pezzo suonato in scale diverse. In altre parole, non possono apprezzare l’estensione vocale di tre ottave di Mina o Freddie Mercury. Una vera tragedia (per loro) .
Oscar Grazioli
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