Milano 24 Giugno – – Selfie scattati sui binari pochi istanti prima del passaggio del treno, ragazzini che aprono le porte e si aggrappano all’esterno dei vagoni in marcia sulla Milano-Lecco, gesto di sfida estrema da vantare su social network “chiusi” come Snapchat e Telegram. Controllori aggrediti da passeggeri senza biglietto, vandali e writer che nonostante il giro di vite continuano a prendere di mira convogli e stazioni provocando danni che, secondo le ultime stime, costano a Trenord circa otto milioni di euro all’anno (un milione solo per i graffiti). Sui treni che attraversano la Lombardia è un’emergenza continua, con episodi in costante aumento. Sul tavolo del prefetto di Milano Luciana Lamorgese e del prefetto di Pavia Erminia Rosa Cesari ieri è arrivata una lettera firmata dall’amministratore delegato di Trenord, Cinzia Farisè, che segue un’istanza analoga inviata nei giorni scorsi al prefetto di Lecco.
La richiesta, dopo un boom di atti vandalici sulla linea Milano Porta Genova-Mortara-Alessandria, è quella di pattugliamenti costanti della Polizia ferroviaria sui treni e nelle stazioni. Per fermare i vandali, infatti, non basta il rafforzamento della presenza di agenti stabilita da una serie di convenzioni, la videosorveglianza e l’organizzazione di un servizio di vigilanza privato pagato da Trenord con contributi della Regione Lombardia. «Sulla direttrice Trenord registra, purtroppo, un generale incremento di microcriminalità, atti vandalici, evasione del titolo di viaggio e connesse aggressioni – si legge nella lettera inviata ai prefetti – che concorrono a un quadro sempre più precario in materia di sicurezza». Segue un elenco di episodi, dai quali emerge l’odissea quotidiana che controllori e pendolari sono costretti ad affrontare: «rottura di finestrini e porte interne, lancio di sassi, azioni di writer che impongono il conseguente ripristino del materiale rotabile, con costi sempre più elevati».
Sulla Milano-Mortara nel 2017 i graffiti sono quintuplicati rispetto all’anno scorso, con un trend registrato anche su altre linee a rischio. «Alle azioni vandaliche – scrive l’ad della società – si accompagnano comportamenti o azioni aggressive nei confronti dei capitreno, spesso donne». Discussioni che sfociano in «insulti e minacce». E il capotreno si trova costretto a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, con «conseguenti forti ritardi sui tempi della circolazione». Il caso più eclatante nel giugno del 2015, quando il capotreno Carlo Di Napoli fu aggredito da una gang di ragazzi di origine salvadoregna, armati di machete. Ma tanti altri episodi, dalle conseguenze meno gravi, non salgono alla ribalta. Le aggressioni spesso si fermano alle parole, ma creano un clima di paura tra le persone che lavorano sul treno, o che utilizzano il treno per andare a lavorare. Trenord chiede quindi aiuto alle Prefetture, per frenare «un fenomeno dilagante». (Il Giorno)
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