Il taccuino della veterinaria. L’irresistibile mistero del gatto.

Cronaca Zampe di velluto

Uno snob molto sensibile, che parla solo a chi sa ascoltarlo. Felice di vederci quando la sua coda è un punto interrogativo

Milano 25 Giugno – Gli antichi egizi erano amanti e adoratori dei gatti; essenziali per ripulire case e granai dai topi ed altri parassiti, essi venivano addirittura mummificati al momento della loro morte e adagiati in veri e propri sarcofagi in miniatura. La dea egizia Bastet aveva sembianze feline, era una divinità bonaria, simbolo di fecondità e maternità. Nell’antica Roma il gatto era legato alla figura della dea Diana, esperta cacciatrice proprio come il felino. Persino l’imperatore Ottaviano Augusto riservò, nelle sue memorie, parole amorevoli verso la gatta domestica, che diventa la più intima amica della sua vecchiaia. Tuttavia, questa tendenza gattofila era destinata ad esaurirsi. Nel medioevo, il felino amico dell’uomo diviene portavoce e, in certi casi, incarnazione del diavolo. Accompagna le streghe nei loro voli notturni a cavallo di una scopa e, allo stesso modo, viene cacciato ed ucciso. Solamente più tardi, questa “tigre in miniatura” -come la definì Neruda nella sua ode al gatto -torna ad essere protagonista privilegiato delle nostre vite.Il gatto non è più visto esclusivamente come un semplice cacciatore di topi o un messaggero del male; esso anzi è stato fonte di ispirazione per uomini d’arte e letteratura. Leonardo da Vinci lo considerava un capolavoro e lo studiò e raffigurò nei suoi vari atteggia menti. All’inizio del settecento ecco comparire la favola del gatto con gli stivali di Charles Perrault, in cui il gatto dall’animo nobile aiuta il padrone ad avere una vita migliore. In ambito artistico, pittori come Manet e Renoir lo inseriscono nelle loro tele; lo scrittore T.S. Eliot scrive “Il libro dei gatti tuttofare”, storie di esemplari indaffaratissimi da cui prenderà ispirazione Andrew Lloyd Webber per il suo musical Cats. La mia prima amicizia felina invece risale ad un’estate lontana, nella casa al mare di Ischia. Ero appena arrivata con i miei nonni e trovai, in un bel cespuglio di margherite, una gattina. Occhi azzurri e pelo morbidissimo, corto e chiaro. La chiamai Camilla. Trascorsa l’estate, Camilla fu affidata alle cure della nostra vicina di casa, ma ogni anno al mio ritorno, mi era sufficiente chiamarla dal giardino per averla nuovamente insieme a me. A Bergamo, invece, ho avuto due gatti, due personalità molto distinte: Mimì era una gatta raffinata, sensibile verso le sensazioni umane e felinamente educata; Pepe era un trovatello di strada, tipo pepato, per l’appunto, tendenzialmente acido, con sporadici moti di affetto verso noi poveri umani. Però, indipendentemente dal carattere che può avere un felino domestico, se ne può descrivere una giornata tipo: i gatti, innanzitutto, trascorrono quasi la metà del proprio tempo riposando, con tanto di sonno Rem.

I luoghi utili al relax felino possono essere i più disparati: i gatti più umili sfrutteranno i cesti o le cucce appositamente acquistati dal padrone (spesso a caro prezzo); gli esemplari snob preferiranno il vostro letto o il maglione pulito poggiato su di esso. Se vi è necessità di una maggiore privacy, il nostro amico si appisolerà in qualche angolo nascosto della casa, in un armadio lasciato aperto, o magari sopra un caldo termosifone. La mia vecchia gatta Mimì aveva scelto il comodissimo letto rosa a baldacchino delle Barbie; dalla tendina di pizzo spuntava solo la coda tigrata. L’importante, per i gatti, è avere sempre il controllo della situazione. Per noi proprietari, invece, è fondamentale avere una scorta di spazzole adesive. Spesso il risveglio mattutino del felino domestico coincide con il nostro . Pepe era un fulmine, si presentava sulla sponda del mio letto non appena suonava la sveglia. Sapeva che di li a poco ci sarebbe stata la colazione . Ovviamente, prima la sua della mia. È risaputo che i gatti hanno delle abitudini culinarie sofisticate. Sono schizzinosi, richiedono cibi molto appetibili, proteici e, soprattutto, variabili. Se i bocconcini di fegato e prosciutto non sono di loro gradimento, ve lo faranno intendere chiaramente: li annuseranno, vi guarderanno e poi se ne andranno indignati ed offesi per un simile affronto. Se resistete, presto o tardi al micio verrà fame. Talvolta, il gatto non disdegna il cibo umano, specialmente se si tratta di pesce al forno o pollo arrosto. Ho assistito a veri e propri raid aerei sulla tavola imbandita situazione imbarazzante in presenza di ospiti a cena. A pancia piena, il goloso felino si dedica alla toilette personale, un rituale ordinato e preciso: prima si lecca i fianchi e la parte posteriore del corpo, quindi prosegue con la pulizia del muso e delle orecchie. Compie dei movimenti stereotipati, aiutandosi con la zampa anteriore bagnata di saliva. Da ultimo, si concede una sana sgranchita di zampe, conficcando gli affilati artigli nella sponda del divano o nella gamba di legno del tavolo. Qualsiasi rimprovero o grido disperato del padrone sarà vano e,anzi, il vostro gatto ci proverà un insolente gusto nel farlo. Attività altrettanto degne di nota nella giornata del micio sono il gioco e la caccia. I gattini si divertono a rincorrersi a suon di zampate, preparandosi allo scontro inarcando schiena e coda, come fossero dei temibili felini selvatici. In casa, il nostro amico gatto se la spassa facendo agguati o rincorrendo una pallina di carta. Un consiglio: alcuni soggetti potrebbero avere un debole per i gomitoli di lana. Come sul set di Mission Impossible, un’intricata rete di filo, al pari di un antifurto laser, vi obbligherà ad acrobazie estreme per andare da una stanza all’altra. Crescendo, il gatto riduce il gioco sociale a favore della caccia. In appartamento punta gli uccelli in terrazza o dalla finestra, emettendo un tipico suono chiamato chattering, generato dal battere dei denti. Se all’aperto, si trasforma in spietato predatore e non esiterà a mostrarvi le proprie conquiste.

Difficilmente il gatto mangia le prede, a meno che non sia un randagio particolarmente affamato; più che altro, porta avanti un gioco sadico,in cui il malcapitato topolino viene scagliato per aria, ripreso con le zampe e poi illuso, per un attimo, di riavere la libertà. Quando la giornata volge al termine possiamo rilassarci sul divano con il nostro gatto che ci regala le sue fusa terapeutiche. Esso è uno spirito doppio: è affettuosità, calore e sensibilità, ma anche freddezza e indipendenza. Secondo uno studio condotto da Mills e Potter dell’Università di Lincoln, Regno Unito, questo animale si affeziona al padrone, può soffrire se lasciato solo, ma sa di poter sopravvivere indipendentemente dall’uomo. Eppure, chiunque abbia mai posseduto un gatto sa che alcuni di loro sentono quando soffriamo, sanno parlarci, se li ascoltiamo, e ci dimostrano quando sono contenti di vederci venendoci incontro con la coda drizzata a mò di punto interrogativo.In fondo, il gatto non è altro che un irresistibile mistero.

GIORGIA DANESI  (Libero)

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