E’ più forte di loro. Proprio non ce la fanno a non mettere, metaforicamente, le mani e le loro bandiere su tutto quello che toccano. L’esempio della foto che vedete, preso dalla pagina dell’assessore Rozza, è persino scolastico: un fotomontaggio, a livelli piuttosto bassi, in cui si decide arbitrariamente di far aderire un intero corpo ad una visione del mondo. Che non è universale, non ha niente a che vedere con la Patria che questi uomini e queste donne servono e che non necessariamente condividono. No, la bandiera arcobaleno non incarna valori universali. Prima di tutto perché, se fossero universali, non avrebbero una bandiera. Secondo, perché la divisa non è un vestito da parata, Milano non è una passerella e, che Dio ci aiuti, la Rozza non è una stilista. Quindi non può giocare con la divisa degli agenti. Nemmeno con qualche foto digitale. Ed infine, e forse sopra qualsiasi altra considerazione, c’è una questione di valori. I vigili non sono il corpo personale di Carmela Rozza, della Giunta Sala o del PD. Sono un corpo al servizio dei cittadini. E nessuno dovrebbe dimenticare che i capi passano, ma le forze dell’ordine restano. Strumentalizzarle, fare di loro una pubblicità semovente a degli ideali di parte è un errore enorme. Perché tutti passeremo, ma se passa la fiducia in chi ci serve nel settore della sicurezza, se passa l’idea che il corpo deve collaborare nell’affermare questa o quell’idea, saremo tutti in pericolo. Anche la Rozza. Che forse dovrebbe pensare un po’ di più alle periferie ed un po’ meno a photoshoppare simboli di parte sulle divise dei nostri ragazzi in uniforme.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,