Lo smartphone ti è caduto in acqua? Non tutto è perduto, fai così.

Cronaca

Milano 29 Giugno – Può accadere che il cellulare cada in un liquido, che sia l’acqua del mare o della piscina (più probabile in questo periodo dell’anno), in un bicchiere, nel lavello o, peggio ancora, nel water.

Come si legge su pianetacellulare.it prima lo si recupera, minore è la possibilità che l’acqua si possa infiltrare nei circuiti interni. Se il telefono finisce nell’acqua normale, il rischio di un corto circuito è nella norma. Aumenta invece nel caso finisca nell’acqua di mare. La dissociazione in ioni delle molecole di sale infatti aumentano la conduttività del liquido.

Il passo successivo consiste nello spegnerlo il più rapidamente possibile. Tenere acceso il dispositivo quando c’è la possibilità che l’acqua si sia infiltrata al suo interno infatti può provocare un cortocircuito fatale. Dopo averlo recuperato, controllare se sia ancora acceso. Se sì, allora si procede per fasi. Nella prima si preme il tasto di alimentazione, sperando che funzioni ancora. Se bagnato, lo schermo touch può essere avere qualche difficoltà a rispondere agli input. Dunque eventualmente con un panno asciugarsi le mani assieme allo schermo. Nel caso non succeda nulla, bisogna correre ai ripari. Può essere necessario aprire il guscio posteriore e rimuovere manualmente la batteria. Se si ha tra le mani un telefono con la scocca non apribile, bisogna armarsi di pazienza e aspettare che il telefono ‘decida’ di collaborare e spegnersi.

Una volta spento, bisogna asciugarlo. Prima si comincia con la superficie esterna: in questo caso può essere sufficiente un panno per assorbire il più grosso dell’acqua. Se lo smartphone ha un alloggio per schede microSD o ha la batteria rimovibile, toglierle entrambe assieme alla scheda SIM. In presenza di una scocca posteriore che si possa staccare, rimuovere anche quella. Ora che tutte le componenti sono esposte all’aria, bisogna asciugarle con maggiore attenzione. Meglio non usare l’asciugacapelli, ed è assolutamente sconsigliato metterlo nel microonde: si distruggerebbe.

A questo punto, dopo aver asciugato le componenti interne (ancora più importanti di quelle esterne), bisogna immergere il telefono in un contenitore chiuso ermeticamente colmo di riso oppure di gel di silice: sono in grado di estrarre l’umidità rimasta intrappolata. I chicchi devono essere asciutti e lo smartphone completamente sommerso nel riso. Il tempo di attesa consigliato è di (ben) tre giorni, ma molto dipende da quanta acqua ha preso. Se il bagno è stato veloce, possono essere sufficienti un giorno o due.

Dopo aver completamente asciugato lo smartphone, giunge l’ora di vedere se è in grado di tornare a funzionare. Dunque lo si accende. Se tutto va bene, basta controllare poi che tutti i tasti e le funzioni non abbiano subito danni. Se non si avvia – è possibile che la batteria si sia esaurita – si deve provare a metterlo sotto carica. Anche se il telefono si avvia, non è da escludere che il liquido possa aver provocato danni che si manifesteranno in futuro. Se anche dopo aver collegato l’alimentatore non ci sono segni di vita, le notizie non sono buone. Eventualmente si può procedere con un ultimo passaggio, che comunque è al limite poiché rischia esso stesso di rovinare il telefono. L’ultima spiaggia consiste nel rimuovere qualsiasi residuo di materiale che si sia insinuato nell’hardware, come ad esempio il sale nel caso di una caduta nell’acqua di mare. Rimuovere completamente la scocca in maniera da lasciare in bella vista la circuiteria. Bagnare uno spazzolino con alcool isopropilico ad almeno il 90% e passarlo delicatamente sulle componenti. Eventualmente si può immergere completamente il telefono nell’alcool per pochi minuti. L’eventuale sporcizia si dissolverà e in questa maniera sarà rimossa. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che l’alcool potrebbe rovinare alcune componenti interne. (Adnkronos)

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