Nicola Porro “Immigrazione, piccolo manuale sulle giravolte dei sinistri”

Attualità

Milano 15 Luglio – Abbiamo sempre sostenuto che l’accoglienza è una parola vuota. Abbiamo sempre sostenuto che in Italia arrivano per lo più migranti economici e non rifugiati politici. Abbiamo sempre sostenuto che le frontiere si devono controllare. E che i controlli non possono essere affidati ai taxi delle Ong. Abbiamo sempre sostenuto che il multiculturalismo è una bischerata. E che al kebab preferiamo la piadina.
Eravamo isolati. Oggi non capiamo più nulla. La sinistra ci spiega come si deve fare. Temiamo sia troppo tardi, ma meglio ora, come si suol dire, che mai.
Ecco una manuale da bar per rinfacciare ai vostri amici sinistri le loro giravolte. Con dati, nomi e persone.
28 Giugno 2017
Il presidente francese Macron, idolo della nuova sinistra, nella sua prima uscita internazionale di peso dice “La Francia deve fare la sua parte sull’asilo. Poi c’è il problema di rifugiati economici, e questo non è un tema nuovo: l’80% dei migranti che arrivano in Italia sono migranti economici. Non dobbiamo confondere”. Una doccia fredda per i nostri fenomeni al ministero degli interni.
La politica governativa italiana è ben sintetizzata da quello che il prefettoMario Morcone, all’epoca capodipartimento Libertà Civili e Immigrazione de Ministero dell’Interno ha sempre sostenuto: “Non va bene – diceva ad esempio partecipando a un convegno organizzato dalla Caritas nel settembre del 2015 – questa distinzione che va molto di moda che vorrebbe separare nettamente migranti economici e rifugiati per cui avrebbero diritto alla protezione solo siriani ed eritrei, mentre un nigeriano che, ad esempio, ha subito una persecuzione per la sua religione no”.
Passano meno di due anni e Morcone viene promosso capo di gabinetto del ministero degli Interni. Non risulta aver cambiato idea. E sia ben chiaro la maggior parte degli immigrati che sbarcano in Italia non stanno scappando da guerre. Come ricorda Anna Bono nel suo favoloso libro Immigrati.
Il Ministro dei Senegalesi all’estero, sostiene: “Qui la gente non parte perché non ha niente, se ne va perché vuole di meglio e di più”.
Macron lo sa, Morcone no.
Improvvisamente è cambiato anche l’umore nei confronti delle Ong. Dal sei luglio, dal vertice di Tallinn, le sono diventate un problema, anche per chi le ha sempre difese senza se e senza ma. Fino ad allora erano la nostra salvezza, l’ancora a cui si aggrappava l’accoglienza all’italiana.
E chi le criticava era un becero populista. I passi avanti contro l’accoglienza non finiscono certo qua. Nei giorni precedenti al vertice siamo riusciti a minacciare la chiusura dei porti italiani, misura che neanche il più duro dei destri si era mai sognato di chiedere.
E Matteo Renzi, che per mille giorni ha governato questo paese, è arrivato a minacciare il numero chiuso agli immigrati.
Se uno potesse riavvolgere la pellicola e vedere cosa pensava la sinistra dell’immigrazione non un decennio fa, ma solo pochi mesi fa, ci si stupirebbe della repentina giravolta ideologica che ha fatto.
Marzo 2017

Un giovane ventitrenne Luca Donadel realizza un video in cui dimostra con un semplice programmino come le navi delle Ong operino in terre libiche e che i loro salvataggi in mare non avvengano, come scrivono i giornaloni, nel canale di Sicilia. Insomma li andiamo a prendere a casa loro.
Il suo video viene definito da Avvenire, immorale, l’Unitá parla di “video bufala che anche la destra cavalca” e il Manifesto addirittura titola “la bufala che prepara nuove stragi in mare”.
Oggi l’Italia chiede all’Europa esattamente quanto dimostrato dai tracciati di Donadel e cioè che le Ong non vadano in acque territoriali libiche e che non chiudano i loro trasponder.
Fiorenza Sarzanini, sul Corriere della Sera, parla esplicitamente di un pattugliatore della Guardia di Finanza italiana davanti alle coste libiche per “dissuadere dai salvataggi sottocosta” da parte delle Ong.
20 aprile 2017
“le Ong salvano vite e vanno ringraziate” e ancora “noi tutti dobbiamo guardare con rispetto alle Ong che svolgono compiti umanitari nel mediterraneo” il Presidente del consiglio Paolo Gentiloni ad Ottawa in conferenza stampa davanti al suo omologo canadese.
In poco più di due mesi cosa è successo di così grave per convocare vertice straordinario, una trilaterale a Parigi, e minacciare fuoco e fiamme nel mediterraneo? Viene in mente solo l’11 giugno e la sconfitta della sinistra alle amministrative.
23 aprile 2017
Amnesty: “le Ong salvano vite dei migranti in mare, no calunnie gratuite”. Piero Grasso, seconda carica dello Stato ed ex magistrato, arriva a definire “un po’ fuori dall’ordinamento” le dichiarazioni di Zuccaro, il procuratore di Catania che indaga sui traffici delle Ong, compresi, si scoprirà poi, i volontari di Msf. In questo mese, aprile appunto, è un fuoco di fila di attacchi a coloro che chiedono conto del comportamento delle ong.
E la terza carica dello Stato, Laura Boldrini, può forse essere da meno? Quella delle Ong verrà definita come “una rete di cui il Paese dovrebbe vantarsi, invece di lasciare che venga infangata e bersaglio di speculazioni politiche“. Chissà se giudica le ultime richieste europee di Gentiloni&Minniti “speculative”.
23 aprile 2017
Da segnalare i toni della polemica tra Luigi di Maio, che si associa a Lega e Forza Italia, nel denunciare il rischio Ong e il guru Roberto Saviano che mena un fendente al vicepresidente della camera di questo accogliente tenore: “Quello che è certo è che Di Maio, con il suo intransigente ‘cattivismo’, parla e compiace, in breve cerca i voti, di tutti quelli che i migranti li vorrebbero morti in fondo al mare. Come nel Cile di Pinochet (o era il Venezuela?)”.
Con stoccata finale relativa ad una gaffe geografica di Di Maio, che avrebbe potuto forse rispondere con le ben più gravi gaffe da scopiazzatura di Saviano. Insomma ad aprile si litiga di brutto. E con alleanze trasversali.
5 maggio 2017
Don Soddu, direttore della Caritas, “le accuse alle Ong sono finalizzate a rinunciare all’attività di soccorso e salvataggio nel mediterraneo, per evitare che queste persone raggiungano il nostro paese” durante il convegno “La grande bugia delle navi taxi. Le Ong e il soccorso in mare dei migranti”.
Il componente della commissione difesa del senato Federico Fornaro ci ricorda che le ong “operano nel mediterraneo sotto il coordinamento della guardia costiera”. Un refrain che sentiremo spesso. Ma se cosí è perché queste organizzazione così controllate sono ora di colpo diventate oggetto dei nostri strali in Europa?
5 maggio 2017
Al medesimo convegno partecipano e si dicono indignati di tanto fango contro le Ong Luigi Manconi, vp Commissione diritti umani del senato, ed Emma Bonino, che parla di “clima di odio e sospetto”.
Eppure dopo due mesi, a proposito di clima di sospetto, è proprio la Bonino, che irritata dalla retromarcia sui migranti di Renzi (che ora chiede il numero chiuso), dice che fu proprio il suo governo a fare “accordi” piú o meno segreti in Europa per beccarsi tutti i migranti salvati nel mediterraneo in casa.
20 maggio 2017
C’è una grande manifestazione a Milano per l’accoglienza promossa dal sindaco Beppe Sala. Ribattezzata “città senza muri”. Chi non sfila o non si associa è un poco di buono. Paolo Gentiloni twitta: “grazie Milano, sicura e accogliente”. Il presidente del Senato, Grasso:” l’accoglienza dei migranti è un dovere non solo morale ma anche giuridico”.
Tonnellate di retorica, dopo poco le istituzioni che tanto ama Grasso vanno ai vertici europei chiedendo meno immigrati e addirittura la chiusura dei porti. Chissá con quale appiglio ‘giuridico’. E che fine ha fatto l’accoglienza? E oggi quei muri che non si vogliono a Milano, si pretendono nei porti italiani.
7 luglio 2017

il segretario del Pd, Renzi parla di necessità di numero chiuso per i migranti. Colpo di scena. Eppure la narrazione di Renzi premier girava intorno a Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa (a giugno del 2017 trombata alle amministrative).
È stata, per volere di Renzi, una delle quattro donne testimonial dell’Italia alla Casa Bianca quando l’allora premier andò a fare l’ultimo saluto ad Obama; nell’idea del giornalista collettivo è stata l’eroica paladina dell’accoglienza ai migranti; ha ottenuto il premio dell’Unesco “per la ricerca della pace”.
Fu Renzi a proporle la candidatura alle ultime elezioni europee, furono ambienti renziani a sussurrare il suo nome, l’anno scorso, come futura presidente della Regione. Non a caso il luogotenente siciliano dell’ex premier Davide Faraone prima delle amministrative di giugno ha twittato: «Con la Nicolini sempre e comunque». Per intendersi, quando conducevo Virus in Rai, la dirigenza del Conte Mascetti sarebbe stata molto contenta se la avessi ospitata.
Tutto cambiato. Immaginate forse al vertice di Tallinn, Minniti con la Nicolini? O anche una conferenza stampa in cui Renzi e Nicolini uno accanto all’altro dicono che ci vuole il numero chiuso per i migranti?
Boldrini 2014, 2016 e 2017

Non c’è un limite alle giravolte. C’è il caso Boldrini.
Nel 2014 la presidente della Camera diceva: “I migranti oggi sono l’elemento umano, l’avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi”.
L’11 marzo del 2016 aggiunge: “Servono più immigrati in Italia, salveranno il Paese dall’invecchiamento”. E ancora: “Né un muro né un filo spinato cambieranno la Storia”.
Il 10 luglio del 2017 su twitter scrive: “Dobbiamo affrontare la questione africana con un piano di investimenti se non vogliamo essere destabilizzati”, insomma dobbiamo aiutarli a casa loro altrimenti i migranti destabilizzano l’Italia. Un certo riposizionamento rispetto all’avanguardia della globalizzazione.
Nicola Porro (Il Giornale)

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