Il progetto messo nero su bianco dal governo prevede l’assegnazione agli extracomunitari di alloggi popolari e strutture pubbliche in disuso, nonché corsie preferenziali per trovare un impiego. Si parla apertamente anche di«benefici fiscali» e sconti sulla scuola.
Milano 16 Luglio – Istruzione, casa e lavoro. Ma anche percorsi di supporto alla famiglia, attenzione alla salute, incentivi alla partecipazione sociale. Tutto facendo attenzione agli aspetti emotivi: che nessuno si senta discriminato. È un diritto alla felicità, più che alla semplice accoglienza, quello che il Piano nazionale di integrazione vuole garantire a chi sbarca sulle nostre coste. Il progetto ministeriale, contenuto nella prima bozza, mette in campo forze inedite e progettualità ardite, per garantire il benessere ai nuovi immigrati. Tanto che se fosse dedicato agli italiani, almeno la metà dei problemi del Paese si potrebbero avviare a soluzione. Il destinatario, invece è solo il profugo. E nessun aspetto della sua vita deve essere trascurato.
INTEGRAZIONE
Innanzitutto il richiedente asilo deve sentirsi accolto. Per questo il piano del governo prevede un «precoce avvio del percorso d’integrazione sin dalla prima accoglienza» da attuarsi attraverso «l’insegnamento della lingua e l’orientamento culturale». A proposito della lingua, l’idea è quella di «rendere obbligatoria la partecipazione ai corsi svolti nei centri d’accoglienza», ma per evitare che l’obbligo (l’unico previsto in tutto il piano) possa stressare i richiedenti asilo il governo raccomanda di «adottare tutte le misure necessarie per migliorare e semplificare la partecipazione».
L’IMPIEGO
Una volta imparata la lingua si può puntare al passo successivo: il lavoro. E qui, per il profugo, (come già anticipato dalla Verità) si aprono praterie di possibilità. Il piano del governo vuole «favorire la diffusione su tutto il territorio nazionale di network tra le reti di accoglienza e gli operatori pubblici e privati» , creare corsie preferenziali per «l’inserimento fast track nel mercato del lavoro» degli immigrati, attraverso «tirocini e apprendistato» . Sempre per valorizzare le risorse che il flusso di clandestini ci porta in dono, il piano prevede di «riconoscere le competenze lavorative pregresse », e «avviare percorsi di riqualificazione professionale» prevedendo incentivi economici come «indennità di frequenza, voucher e tessere dei trasporti pubblici» , da elargire gratis a chi frequenta. Parlando di lavoro non potevano certo mancare le cooperative sociali.
LE COOPERATIVE
Tra le idee messe nero su bianco dal governo c’è quella di «allargare ai beneficiari di protezione internazionale la possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali previste nella legislazione sulle cooperative». E, già che si parla di impresa, ecco arrivare anche gli aiuti ai profughi-imprenditori con agevolazioni per l’accesso al credito. Finalmente formalizzato (dopo gli slanci in avanti dei mesi scorsi di Lega coop sul tema) arriva pure il servizio civile nazionale per i profughi, che (con quote riservate?) verranno inseriti nell’ambito sistema formativo (il servizio civile nazionale)
da cui decine di migliaia di giovani italiani ogni anno vengono invece esclusi.
L’ABITAZIONE
Ma che senso avrebbe dare istruzione e lavoro agli immigrati se poi dovessero faticare per avere un tetto sulla testa? Ecco allora che, nel Paese dell’emergenza sfratti (quasi 60.000 all’anno secondo i dati più recenti) il governo pensa a «creare le condizioni perché i profughi siano inseriti all’interno dei piani per l’emergenza abitativa» e nei bandi per l’assegnazione di case popolari e aiuti. Il piano elaborato dall’esecutivo, infatti, prevede che «le persone titolari di protezione possano accedere, al pari degli altri cittadini, alle risorse che il welfare territoriale mette a disposizione». Si intende, per esempio, «favorire azioni che permettano la ricognizione degli edifici pubblici in disuso», così che, una volta censiti, possano diventare case per gli stranieri. Inoltre, si vuole incentivare, a favore dei profughi,«il sostegno all’acquisto di abitazioni ordinarie private, l’autocostruzione accompagnata da progetti di convivenza e mutuo aiuto , l’affitto di cascine o casolari di proprietà in disuso, la riconversione e l’affitto di beni confiscati alle organizzazioni criminali». Interessante pure l’idea di sostenere «l’incentivazione di contratti di affitto condivisi tra ex ospiti (coabitazione) e l’aumento di pensionati sociali, a prezzi calmierati, per le fasce deboli, tra cui gli ex ospiti dei centri, i cosiddetti condomini solidali». In pratica, si suggerisce che gli immigrati, una volta usciti dai centri, potrebbero andare a vivere tutti assieme, condividendo appartamenti o abitando in appositi condomini. E per evitare che questi si trasformino in ghetti, il governo vuole promuovere «attività volte a ridurre le tensioni condominiali attraverso l’utilizzo di specifici mediatori del conflitto». E intende incrementare «la sensibilizzazione degli amministratori di condominio, che sono un potenziale agente di gestione dei conflitti o di attivazione di risposte di mediazione». Ma non è finita qui. Nell’elenco delle offerte ai nuovi immigrati ci sono anche quelle riservate alla famiglia.
I RICONGIUNGIMENTI
C’è un intero paragrafo del piano dedicato al tema: «L’obiettivo è semplificare le procedure per il ricongiungimento, creare canali agevolati presso le prefetture e le rappresentanze diplomatiche, aumentare la durata di validità del nulla osta e sollecitare il rilascio di laissez-passer» per i familiari privi di documenti. Proseguendo nella direzione dell’integrazione formale, il piano prevede di dare ai profughi la residenza con «procedure semplificate» e, poiché dal diritto di essere cittadini nasce il dovere di partecipare, ecco pronti «strumenti speciali attraverso cui fin da subito»’ i nuovi cittadini «si possano esprimere come attori protagonisti nei luoghi in cui vivono». Quali strumenti? Per esempio la copertura delle spese assicurative e tessere gratuite dei trasporti pubblici per i profughi che vogliono dedicarsi al volontariato. E se non basta, nel piano è prevista anche qualche forma di incentivo come «lavori di utilità sociale», retribuiti, «da attuare in enti pubblici e non profit, per una durata limitata nel tempo».
GIOVANI E SALUTE
Anche per gli immigrati che non hanno ancora 18 anni, il piano di integrazione prevede misure speciali. Proprio quelle che servirebbero a far stare meglio quel milione di bambini e adolescenti che nel nostro Paese vivono, secondo i dati più recenti, sotto la soglia della povertà assoluta. Per i profughi (e solo per loro) il piano prevede: l’accesso agevolato alle attività sportive «attraverso sistemi sperimentali di sponsorizzazione privata o associativa» e «programmi di tutoring su modello del Canada», l’apertura delle scuole più ore al giorno per alunni demotivati e sconti sulle rette per chi vuole frequentare l’università. E la sanità? Il fatto che sia già garantita a chiunque arrivi nel nostro Paese evidentemente al governo non basta. Bisogna fare di più, «rafforzando l’organizzazione e l’offerta dei servizi e definendo percorsi dedicati alle condizioni cliniche», dei profughi. Che, è sottinteso, non pagheranno il ticket.
di ALESSIA PEDRIELLI (La Verità)
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