Il cavallo fu addomesticato circa 7.000 anni fa: l’uomo e il cavallo iniziarono cioè a fare amicizia intorno al 5.000 a.C. L’uomo si era già cimentato con l’addomesticamento del bue e della pecora, ma imbrigliare il cavallo non era altrettanto facile: nato per correre, riusciva facilmente a sfuggire alla cattura. In principio l’uomo non pensò affatto di saltare in groppa all’indocile ed elegante quadrupede per spostarsi più velocemente su spazi sterminati o lanciarsi all’inseguimento della selvaggina. Anticamente i cavalli furono utilizzati per lavorare la terra e trainare pesi. Solamente intorno al 1500 a.C. l’uomo iniziò a montare a cavallo. Anche se quegli antichi cavalieri non facevano uso di una sella che rendeva più confortevole la cavalcata, il cavallo divenne il mezzo di trasporto più importante. Il primo esercito che combatté a cavallo, o almeno quello di cui si ha notizia, fu quello di Alessandro Magno, nel 326 a.C., anche se la biga veniva ampiamente usata già dagli Egizi sia come mezzo di trasporto che come attrezzo da guerra. Essa trasportava una sola persona oltre all’auriga. Fu grazie ai romani, che avevano l’abitudine di costruire strade rettilinee e lastricate in ogni angolo del mondo che riuscivano a conquistare (arte che impararono dagli Etruschi), che si iniziarono a utilizzare carri veri e propri. Carri trainati da cavalli erano utilizzati in guerra e spesso su di essi erano esibiti, facendoli sfilare per le vie della città, importanti prigionieri di guerra insieme a lauti bottini. Anche gli dei erano portati in processione su un carro adeguatamente addobbato in occasione delle più importanti cerimonie religiose.
I carri che transitavano sulle strade lastricate dai romani potevano raggiungere velocità consistenti rispetto ai carri trainati da buoi o che comunque si muovevano su strade di terra battute e spesso accidentate. Molte delle strade costruite dai romani raggiungevano un’ampiezza di cinque metri permettendo così il transito di due carri in opposte direzioni. Dal tempo dei romani i veicoli trainati da cavalli costituirono il più importante mezzo di trasporto fino allo sviluppo della ferrovia e dei mezzi a motore. Per secoli cioè il cavallo ha rappresentato un’ottima soluzione per spostarsi senza consumare le suole delle scarpe. Tuttavia fu necessario ricorre alla sella per restare lungo tempo a cavallo. Presso i romani la parola che indica la sella fu introdotta al tempo dell’imperatore Costantino. Tracce di bardatura furono rinvenute anche tra le popolazioni barbare.
In quanto alla guerra, in epoca carolingia, la cavalleria rivoluzionò tutto il sistema militare. I cavalieri costituivano parte importante dell’aristocrazia feudale. L’ordine dei cavalieri divenne talmente importante che si trasformò in leggenda. Con lo sgretolarsi dell’impero carolingio, però, per difendersi, ai feudatari ci voleva ben altro che mantenere al proprio servizio alcuni cavalieri che nel caso fossero stati disarcionati dal proprio cavallo non avrebbero più potuto neppure risalirvi a causa della pesante armatura. Oppure, se cadevano durante il guado di un fiume, tutto il metallo che li rivestiva li trascinava verso il fondo. Essi erano stati utili quando le guerre consistevano in scorrerie con saccheggi e devastazioni tra feudi: in quel tempo i combattimenti, quando avvenivano, erano caratterizzati più che altro da scontri tra singoli cavalieri, in cui l’uno cercava di abbattere l’altro. Insomma si trattava di duelli, non di scontri tra eserciti. E anche quando i conflitti feudali si ampliavano, ai cavalieri si univano bande di contadini armati di falci e tridenti che davano l’impressione di andare a scatenare una rissa piuttosto che combattere una guerra. E probabilmente, a muovere i contadini, era proprio l’esasperazione per le continue scorrerie nei loro campi; di certo, essi erano più intenzionati a rivendicare i propri raccolti che non a dare un valido contributo alla causa feudale.
Con la mutata situazione, era dunque necessario sostituire la figura del cavaliere con un esercito ben addestrato. La forza militare fu costituita assoldando mercenari. Fu così che verso i primi del 1300 si venne a formare la milizia mercenaria, la quale concepì l’esercito come mestiere, tanto più appetibile, quanto meglio compensato. A partire dalla Rivoluzione francese si ricorse sempre più alle armi da fuoco e all’artiglieria pesante, e dunque sempre meno all’utilizzo del cavallo in battaglia. Oggigiorno il cavallo è utilizzato pochissimo anche come forza lavoro. Ma il lavoro da esso svolto in passato ha influito così profondamente sulla società umana, che quando sono nati i motori a scoppio, l’unità scelta per misurarne la potenza fu proprio la forza del cavallo. Per misurare la potenza di un’automobile è solito fornire dunque il numero di cavalli. Ai nostri giorni il cavallo inizia a essere utilizzato sempre più per una nobile causa: l’ippoterapia o “riabilitazione equestre”. Quest’attività consistente nell’uso del cavallo come strumento di riabilitazione per le persone diversamente abili. Si basa sia sulla fortissima carica emotiva connessa al rapporto uomo-cavallo che a peculiari aspetti psicomotori connessi all’equitazione.
Tratto dal libro ‘All’ombra del castello’ di Michela Pugliese
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