Riaprire i Navigli, ovvero distrarre con i sogni una Milano insicura

Fabrizio c'è Milano
Milano 20 Luglio – Il Sindaco è assediato dagli effetti della sconsiderata accoglienza che ha accettato e invocato con una marcia. Ovunque è degrado e insicurezza. Allora ecco che occorre l’arma di distrazione di massa. Voilà e salta fuori il tema riaprire i Navigli.
Chi non vorrebbe vedere scorrere il placido Naviglio al posto di fiumi di auto? Chi non vorrebbe rivedere angoli di Milano del ‘700.
E’ però compito degli amministratori progettare la fattibilità pratica e finanziaria di una simile operazione. Non indire referendum e poi disattenderli.
Qui si cerca di distrarre i milanesi dalla miseria quotidiana di una pessima amministrazione con il sogno del Naviglio riaperto.
Non a caso si lancia il referendum. E si vorrebe spostare tutto il dibattito politico su ponti, conche e canali mentre la gente nei bar non parla che di accoltellamenti e migranti.
Nel 2011 già si tenne un referendum nel quale i Milanesi si espressero a favore della riapertura dei Navigli. Da allora sono passati 6 anni e Pisapia e Sala non hanno mosso un dito. Ora nel 2018 si dovrebbe chiamare di nuovo i milanesi a dire la loro.
Piuttosto si commissioni un progetto serio e sostenibile. Il piano deve contenere non solo la fattibilità idraulica e quella finanziaria, cioè dove trovare 450 milioni in un Comune che non riesce ad aggiustare i tombini. Ma deve prevedere  anche proposte concrete su come indirizzare il traffico automobilistico che non si può sopprimere per decreto. E che sia modulare in modo da poter essere realizzato senza desertificare pezzi di città, come avvenuto con  i cantieri di M4. Poi il sogno vero è che a dirigere queste operazioni non ci siano Granelli, Rozza e compagnia

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