Milano 21 Luglio – Il paragone tra l’emigrazione italiana del secolo scorso e di quello precedente e l’immigrazione attuale verso l’Italia delle popolazioni africane e mediorientali non ha alcun fondamento. E non perché gli italiani erano buoni e quelli che vengono in Italia sono cattivi o perché gli italiani erano bianchi e quelli che vengono in Italia sono di colore. Qualcuno in preda a distorsione razziale può anche pensarla in questo modo. Ma il fondamento della sua convinzione è identico a quello di chi confronta la vecchia emigrazione italiana con la moderna immigrazione africana. Cioè, è totalmente inesistente. Perché c’è una differenza di fondo tra i due fenomeni che gli intellettuali e i dirigenti politici politicamente corretti ignorano completamente.
Quella differenza che rende neppure lontanamente paragonabili i migranti italiani di un tempo e i migranti di adesso che vengono in Italia e sperano di andare nel resto dell’Europa. Questa differenza incolmabile è data del fatto che mentre i primi si recavano in territori vuoti, i secondi sbarcano in territori pieni. I primi andavano a colmare la mancanza di popolazione in Paesi che avevano bisogno di braccia e teste per riempirsi e crescere. I secondi entrano in Paesi dove non esistono territori da occupare, coltivare, sviluppare, costruire perché è già tutto occupato, coltivato, sviluppato e costruito da una popolazione che non solo è sovrabbondante ma che è costretta a compiere sacrifici per una crisi che condanna una fetta sempre più ampia di questa popolazione in eccesso all’inattività, alla disoccupazione e alla disperazione per la mancanza di futuro.
Benché diretta verso Paesi “vuoti”, la nostra emigrazione produsse in alcune aree del mondo forti tensioni sociali. Soprattutto in quelli di cultura anglosassone e di religione protestante, l’immissione di poveri latini di religione cattolica determinò da un lato forti crisi di rigetto e dall’altro la spinta delle fasce più arretrate e meno adattabili dell’emigrazione a rifugiarsi nel crimine organizzato. È facile preventivare che l’ingresso forzato nel “pieno” italiano ed europeo dei migranti di oggi sia destinato a provocare nel tempo tensioni sicuramente maggiori. Anche perché l’ingresso di masse proletarie non istruite adeguatamente in Paesi in cui il tasso di disoccupazione è alto spinge fatalmente una parte di questi disperati verso il rifugio offerto dall’illegalità e dal crimine.
Arturo Diaconale (L’Opinione)
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