Milano 24 Luglio – Cambiano i mestieri. E l’identikit di chi li svolge. Nella Milano produttiva e internazionale — dove un quarto delle imprese sono artigiane, e dove un terzo degli artigiani arriva dal resto del pianeta — si fanno largo anche le Milano della mobilità dolce, della creatività digitale e degli orti urbani. Osservando settore per settore i dati storici della Camera di commercio si scopre infatti che tra Milano e Monza, negli ultimi cinque anni, le imprese artigiane che lavorano nel comparto Itc elettronica sono quasi raddoppiate (+82%), con forti aumenti anche nei settori cura del verde (+44), tessile e abbigliamento (+31), alimentari (+18) e auto-moto-cicli (+10).
Diversi i motivi di questi segni «più». Da un lato le nuove dinamiche della domanda: si pensi alla diffusione degli smartphone e al conseguente sviluppo di servizi collegati come le riparazioni. Dall’altro le modifiche morfologiche dei settori, dovute allo stereotipo degli stranieri che subentrano nei lavori «che gli italiani non vogliono più fare», clichéampiamente confermato, soprattutto nei comparti alimentari (pizzerie, kepbab, ambulanti) o tessile (le sartorie per piccoli interventi di rammendo).
Spiega il segretario generale dell’Unione artigiani milanese e brianzola Marco Accornero: «L’aumento dell’incidenza delle imprese straniere nell’ultimo decennio (+56% dal 2009) è impressionante e risponde alle esigenze della città, ma tra le realtà più dinamiche bisogna sottolineare i nuovi artigiani (designer, grafici e programmatori di app) ed exploit inattesi come quello delle ciclofficine che hanno trainato un settore a lungo in contrazione come l’auto-moto-cicli rispondendo alle nuove abitudini di mobilità urbana».
I valori percentuali tuttavia si annacquano ragionando in termini assoluti, basti pensare che i settori con maggiori aumenti (elettronica e cura del verde) sono poco più di 5 mila imprese su 93.400. «Il dato più interessante — spiega il professore di Management della Bicocca, Angelo De Gregorio — è la tenuta nel tempo dei settori artigiani tradizionali che non hanno diminuito il livello dei servizi offerti». Edilizia (25 mila persone), impiantistica (9.600), trasporti (9 mila) e cura della persona (8 mila), vale a dire i quattro primi settori a livello numerico, sono stabili rispetto al 2011 e «contano ancora per oltre la metà del totale» con più di 51 mila iscrizioni. «L’artigianato è riuscito a resistere anche grazie alle sue alte barriere all’uscita». Tra i settori in calo i trasporti (-7%, ma previsto in recupero vista l’esplosione delle consegne a domicilio), i servizi di pulizia (-25% dovuto alla maggior concentrazione di imprese nel settore) e l’assistenza medica (-16%, i produttori di busti e tutori vittime della concorrenza dei mercati asiatici).
Giacomo Valtolina (Corriere)
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