Milano 29 Luglio – Si chiama «Redirect method». È il nuovo strumento di contrasto alla propaganda dell’Isis lanciato a fine luglio da YouTube. Quando un utente cerca sulla piattaforma un video che inneggia al terrorismo non riesce a raggiungere il contenuto ma si trova davanti una serie di filmati anti Stato Islamico. L’algoritmo, disegnato in collaborazione con l’incubatore di Google Jigsaw e la startup Moonshot CVE, ha come effetto il reindirizzamento immediato dell’utente. Una strategia che sembra funzionare: secondo gli ultimi dati disponibili nella fase di test il progetto ha coinvolte con successo circa 320 mila persone.
Si tratta di una vera e propria operazione di debunking, in inglese «smascherare», e un primo passo nella lotta contro la radicalizzazione in rete. Cuore del nuovo sistema due canali Youtube, uno in inglese e uno in lingua araba, creati per ospitare playlist anti-Califfato. Si possono trovare filmati che illustrano il fallimento dell’Isis in Siria, racconti di ex militanti e testimonianze shock dei civili arrestati e torturati dai fondamentalisti. Il meccanismo, modellato sul sistema di profilazione dell’utente a fini pubblicitari, si basa sulle parole chiave usate nella ricerca dei contenuti. Tra i termini che allertano Youtube ad esempio lo slogan «Baqiya wa Tatamaddad» che in arabo significa «resistere ed espandersi».
La forza del progetto «Redirect method» è poi la sua apertura. Sul sito è possibile trovare un documento in 44 punti che illustra come replicare il metodo su piattaforme differenti. Fondamentale ad esempio mappare i contenuti che inneggiano al terrorismo, creare un database di video, articoli o immagini in risposta e infine scegliere una lista di keyword efficaci.
La missione
Youtube ha spiegato di volersi rivolgere a quella fascia di pubblico, tra cui molti giovani tra i 15 e i 29 anni, particolarmente sensibile ai messaggi dell’Isis. «Redirect Method – si legge sulla pagina del sistema – è stato sviluppato dopo aver raccolto una serie di informazioni da ex militanti dello Stato islamico, rispetta la privacy dell’utente e potrebbe essere utilizzato per contrastare altri fenomeni illegali che passano per il reclutamento online». L’intento della piattaforma è reindirizzare gli utenti andando a scoraggiare i cosiddetti «remote sympathisers» ovvero i sostenitori da remoto che postando o condividendo contenuti contribuiscono a ingrossare le file dei foreign fighters. (Corriere)
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