Milano 30 Luglio – Un centro diagnostico di cinquemila metri quadrati. Questo il progetto per il quale Humanitas ha mostrato interesse in quel del Portello. Un progetto rimasto sulla carta ma non ancora accantonato. L’azienda ospedaliera di Gianfelice Rocca resta alla finestra. Il contenzioso legale nel frattempo apertosi tra Fondazione Fiera, proprietaria del padiglione e dall’area da riqualificare, e Vitali Spa, l’impresa bergamasca che si è aggiudicata i lavori di riqualificazione, impone cautela e prudenza. Ogni scenario futuro è subordinato all’esito del tentativo di conciliazione in corso tra le parti. Di certo l’apertura di un presidio sanitario era nella logica di «Milano Alta», il progetto che Vitali avrebbe sviluppato e che ora è pesantemente in forse. Ma questo non impedisce alla Fondazione di far tesoro delle manifestazioni d’interesse arrivate per l’area e di recuperarle per il progetto di riqualificazione tris dopo quello dello stadio del Milan e «Milano Alta». Sì: «manifestazioni» d’interesse, scritto e detto al plurale.
Negli ultimi mesi, infatti, non solo Humanitas ha preso contatti per il Portello. Insieme all’azienda ospedaliera di Rozzano si sono fatte avanti anche altre realtà del comparto sanitario: il Centro Medico Sant’Agostino, che vanta sedi sia a Milano sia a Bologna, e la Santa Crescenzia Srl, che ha un omonimo poliambulatorio a Magenta. Contatti, meglio ribadirlo, rimasti giocoforza in superficie, viste le condizioni in cui versa l’iter di riqualificazione del Portello. Ma che possono riprendere quota, se è vero che è stato lo stesso Paolo Lombardi, direttore generale di Fondazione Fiera, a dichiarare che si stanno prendendo in considerazione più offerte, anche quelle di operatori sanitari, a margine dell’ultima commissione comunale tenutasi sul caso Portello.
Quanto al tentativo di conciliazione in corso, Lombardi, sempre in occasione di quella commissione, ha fatto sapere che Fondazione Fiera, come già riportato, è pronta ad offrire a Vitali Spa un’area alternativa da riqualificare. Un’area oggi dismessa, estesa su 15mila metri quadrati e localizzata proprio di fronte al padiglione 1-2. Ma Massimo Vitali, presidente dell’omonimo gruppo di costruzioni, per ora frena: «Non abbiamo ancora ricevuto da Fondazione proposte ufficiali in questa direzione. E il nostro primo interesse è realizzare Milano Alta: abbiamo ricevuto 99 manifestazioni d’interesse all’insediamento nell’area. Analogo dovrebbe essere anche l’interesse della città perché quel padiglione in disuso ed abbandonato è una ferita in mezzo alla nuova Milano, quella di Citylife ad esempio».
Gianbattista Anastasio (Il Giorno)
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