Milano 31 Luglio – Federico Saoner ha 24 anni e di professione fa il restauratore di bici d’epoca. Dalla sua officina MbCrew, in via Bottesini, aperta da 3 anni, è passata l’anno scorso la Colnago con cui il campione belga Eddy Merckx si aggiudicò il Tour de France nel 1971. Valore? Oltre 40mila euro. Federico crea telai su misura MbCrew, con il socio Simone Amoni, e procura a collezionisti pezzi di ricambio introvabili: i suoi clienti arrivato da tutto il mondo, da San Diego a Osaka…
Federico, come è partita l’avventura?
«Grazie alla mia passione. Per anni ho partecipato a competizioni freestyle con la mia Bmx. Dopo un diploma alberghiero che non mi è servito, ho deciso di aprire questo laboratorio a Lambrate, dove sono cresciuto. Non poteva che essere a Milano dove sono nati marchi come Bianchi e De Rosa».
Quali le competenze richieste per questa professione?
«Una buona manualità, nozioni di meccanica ma anche “cultura” che nasce dopo anni di esperienza. Bisogna conoscere i modelli del passato alla perfezione».
Quanto ci si mette a restaurare una bici?
«Dipende. Per la bici di Merckx abbiamo fatto un lavoro conservativo: solo leggera pulizia, senza neppure smontarla. Per intenderci, non abbiamo neppure cambiato il nastro del manubrio che il ciclista stringeva con le mani. Il collezionista voleva che la bici mantenesse lo spirito della sua epoca. Più complicato il restauro per una Colnago “Arabesque” del 1985, diffusa in pochi esemplari, del valore di circa 10mila euro. Di quella avevamo solo il telaio che abbiamo dovuto sabbiare, cromare e riverniciare, inserendo anche le decalcomanie originali. Poi abbiamo recuperato tutti i pezzi. Solo il cambio è costato 1.500 euro. Affidandoci a foto d’epoca siamo riusciti a ricostruire fedelmente il modello ma ci abbiamo messo cinque mesi…»
Così tanto?
«Non c’è solo il lavoro di assemblaggio. Molto del nostro tempo è assorbito dalla ricerca di pezzi che troviamo, oltre che su Internet, ai mercatini e nei vecchi magazzini».
Chi sono i veri collezionisti?
«Quelli che non lo dichiarano. C’è persino chi manda persone fidate per trattare l’acquisto, pur di mantenere un riserbo assoluto. Uno dei più importanti vive a Milano ed è pure un volto noto della tv: dico solo che possiede 500 esemplari, ma nessuno lo sa davvero».
Nel settore legato ad auto, moto e cicli, secondo i dati dell’Unione Artigiani, la concorrenza straniera si avverte poco: sono il 7% del totale. Un comparto che offre tante possibilità ai giovani italiani?
«Direi di sì. Primo: pedalare è trendy, più che guidare. Poi questo è un lavoro manuale ma molto particolare, dove conta la reputazione che costruisci nel tempo. Io rimpiazzato da un robot nel futuro? Impossibile».
Annamaria Lazzari (Il Giorno)
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