Milano 4 Agosto – Si è conclusa con la solita grande ipocrisia la vicenda del Comandante dei Vigili Antonio Barbato.
Secondo Sala lui avrebbe chiesto di lasciare l’incarico e il Sindaco si riserverebbe di destinarlo ad altro incarico: chissà quale poi?
A giudicare dalle interviste rilasciate dallo stesso Barbato, il Comandante deve essere pochissimo convinto delle dimissioni, che sono la conclusione ipocrita di una serie di contraddizioni tutte interne alla sinistra.
Barbato non ha ricevuto avvisi di garanzia. Ha incontrato piu volte un sindacalista che secondo i magistrati si prestava a fare da “facilitatore”, da lobbysta, a un clan mafioso catanese che era interessato ad aggiudicarsi appalti in Comune. In uno di questi incontri Barbato avrebbe acconsentito alla proposta del titolare di una società di sicurezza privata di fare pedinare il capo del sindacato Cisl della polizia urbana. Ambigue poi anche le sue risposte in merito a futuri bandi comunali in materia di sicurezza.
Nulla di questi ammiccamenti si è poi realizzato, anche perché gli inquirenti hanno arrestato il facilitatore e alcuni esponenti del clan catanese in seguito a fughe di notizie che potevano compromettere l’indagine.
Quindi la sinistra che ha sempre predicato la cultura del sospetto si è trovata a dover applicare le sue teorie giustizialiste al Comandante dei Vigili del Comune di Milano da lei governato.
Barbato non è indagato ma dalle intercettazioni e dai verbali emergeva una generica disponibilità ad attuare condotte illecite.
Dopo aver per anni predicato che chiunque fosse indagato o fosse esposto ad accuse sulla base di verbali e intercettazioni si dovesse dimettere (da Berlusconi in giù la fila è lunghissima), dopo aver chiesto le dimissioni per precedenti comandanti accusati e poi assolti, la sinistra si è trovata incastrata nelle proprie contraddizioni.
Sala, a sua volta indagato, non se la è sentita di giudicare Barbato e ha rimandato la palla a un fantomatico comitato per la legalità guidato dall’ex PM Gherardo Colombo.
Fantomatico perche in un anno di esistenza non ha scoperto o impedito ipotesi di corruzione che sono stati contestati a dirigenti e funzionari comunali o di MM.
Il Comitato per la legalità ha sentenziato l’acqua fresca, e cioè che non era opportuno lasciare lì Barbato, ed ecco la manfrina delle sue finte dimissioni.
Finisce così, per un atteggiamento antisindacale, la carriera di un comandante che deve molto al suo attivismo sindacale e politico (è stato 2 volte candidato per Rifondazione Comunista). Era stato licenziato da Albertini e riassunto da un pretore. Ora Sala con il freddo cinismo che gli è proprio, lo silura lavandosene le mani. Speriamo che scelga bene, meglio attraverso un bando che valuti merito e esperienze, il prossimo comandante. Se la “dottrina Gherardo Colombo” poi venisse applicata coerentemente a dirigenti politici e amministrativi chissà quante teste dovranno ancora saltare.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.