Scusate stavamo scherzando: commemorare i morti non è reato

Milano

Milano 5 Agosto – Ci sono voluti il sole d’Agosto e la Procura di Milano per vedere la verità, nonostante, come sempre, essa si stagliasse ritta e fiera come una montagna all’orizzonte. No, commemorare dei morti al cimitero non è apologia. No, farlo in gruppo non è reato. E no, commemorarli all’antica, con il saluto Romano, non equivale automaticamente a voler rifondare il Partito Nazionale Fascista. Non c’era il rischio di attrazione al movimento Fascista, dice il PM Bastione. Non hanno sfilato prima, quindi, senza bandiere e gagliardetti, il popolo di sempliciotti e minus habens, che, nella retorica resistenziale di estrema sinistra, formano le masse fasciste, non sarebbe potuto raccogliersi per compiere nefande gesta. E qui chiudiamo il riassunto giudiziale. Tanto la richiesta di archiviazione sarà respinta. No, fare l’indovino non è un mestiere appagante. Ma temo che ci sia poco da divinare. I compagni sono sempre i compagni. Un qualche escamotage lo troveranno. Anche se, stavolta, pare che l’ANPI sia un po’ inquieta. Dichiarano infatti:

“La richiesta, che dovrà essere vagliata da un giudice per le indagini preliminari, desta in tutti noi profonda inquietudine e preoccupazione – scrive il presidente dell’Anpi provinciale Roberto Cenati – . Chiediamo allo Stato, in questa delicatissima fase del nostro Paese, fermezza e decisione per contenere e respingere ogni tentativo, oggi purtroppo ricorrente, di esaltazione del fascismo, applicando le leggi che già esistono. Ci dimostri questo Stato di essere finalmente quello Stato antifascista, delineato dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, sciogliendo gruppi dichiaratamente nazifascisti e infliggendo a chi fa apologia di fascismo, reato gravissimo nel nostro ordinamento costituzionale, quelle esemplari condanne che ancora oggi stiamo attendendo”.

Queste frasi sono molto interessanti. In primo luogo si sottolinea la realtà, l’ho fatto anche io poco fa: quella del PM è una richiesta che può essere rifiutata dal GIP. E che può addirittura essere ribaltata, chiedendo di procedere ad una imputazione coatta. Non è proprio una cosa comunissima, ma può avvenire. Solo che il resto del discorso smette di riferirsi all’unico, il Giudice per le Indagini Preliminari, che potrebbe davvero fare qualcosa. E si mette a lanciare messaggi obliqui a chiunque. Come se fossero rassegnati. Come se si aspettassero che io abbia torto: come se fossero convinti che no, non ci sarà alcun rinvio a giudizio. E quindi si appellano ad entità astratte. Mah. Mi dà l’impressione che il clima infame, su cui l’estrema sinistra specula da mesi, non abbia attecchito. E che la cosa li abbia distrutti dal dolore. Vedremo. Intanto crogioliamoci nella certezza che, per una volta, la sacrosanta libertà di ricordare i propri morti a modo proprio è stata salvaguardata. Non era scontato. Non era detto. Ma così è stato.

 

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